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Per sconvolgere le linee di rifornimento delle truppe italo-tedesche schierate sul fronte di El Alamein gli Inglesi studiarono un’operazione, denominata "Agreement" ed approntata dall'Ammiraglio Harwood, che prevedeva un contemporaneo assalto alla principale base di rifornimento di Tobruch da parte di forze aeree, navali e terrestri con lo scopo di distruggere il porto e le installazioni. Il piano prevedeva l'attacco sincronizzato da parte di 5 gruppi così composti: Forza A (navale da Haifa) comandata dal tenente colonnello Unwin dei Royal Marines e costituita da:
per un totale di circa 400 uomini che avrebbero dovuto sbarcare alle prime ore del giorno a nord ovest di Tobruch e colpire il porto e le sue infrastrutture; Forza B (terrestre da Cufra) comandata dal Ten.Col. John Haselden, un eroe della guerra del deserto, costituita da
che avrebbe dovuto giungere a Tobruch dal deserto ed attaccare le batterie ad est di Tobruch. Quindi dovevano segnalare e facilitare lo sbarco della Forza C (navale da Alessandria d'Egitto) comandata dal capitano Mac Fie e costituita da:
Riuniti i due gruppi avrebbero dovuto puntare sul porto e concorrere all'opera di distruzione; Forza D (navale) costituita dall'incrociatore antiaereo Coventry, quattro cacciatorpediniere e nove motosiluranti che dovevano costituire la scorta e battere, con i cannoni delle navi maggiori, le batterie a nord ovest di Tobruch. Infine, la Forza E (navale) era costituita da segnalatori esperti in operazioni anfibie che, portati a terra da un sommergibile (HMS Takù), avrebbe dovuto individuare le spiagge adatte allo sbarco della Forza A segnalando ai cacciatorpediniere i punti prescelti. Le motosiluranti avrebbero dovuto invece entrare in porto, forzando le ostruzioni, affondare con i siluri le navi alla fonda e concorrere successivamente alla distruzione delle sistemazioni portuali. La RAF avrebbe contribuito all’operazione con un massiccio bombardamento da iniziare alle ore 21.00 del giorno antecedente l’operazione. La rada ed il porto di Tobruch in un foto antecedente l'incursione inglese Un piano dunque per una operazione in grande stile, predisposta in modo accurato con accorgimenti ingegnosi e con abbondanza di mezzi e di forze e con, di fondo, l'erronea convinzione che la reazione sarebbe stata di scarsa consistenza, essendo la difesa della piazzaforte affidata a "low grade italian troops of brigade strenght" (truppe italiane di basso livello della forza di una brigata: testuale dall'ordine di operazione). La forze a difesa della piazzaforte di Tobruch, agli ordini dell'ammiraglio Lombardi, erano costituite da:
Di stanza alla piazzaforte c'erano nominalmente anche due battaglioni tedeschi forti di 700 uomini, anch'essi di formazione, ma erano presenti solo di giorno perché per la notte venivano trasferiti in una loro base distante alcune decine di chilometri. Per questa ragione gli unici tedeschi coinvolti nella difesa di Tobruk furono gli inservienti delle postazioni di artiglieria costiera, gli addetti ad alcuni posti di blocco posti lungo la strada di accesso alla base ed un plotone che riuscì a giungere nella notte. Lungo la costa erano distribuiti
Nel porto era attraccate:
Alle ore 21.00 del 13 settembre 1942 ebbe inizio l'attacco aereo. Alla stessa ora la Forza B mosse per attaccare la batteria antinave da 105 mm ad est di Tobruch. La Forza B era riuscita a penetrare all'interno della cinta difensiva della piazzaforte mediante uno stratagemma: si era presentata con gli uomini disarmati, impolverati e sporchi e scortati da falsi soldati con uniformi della Wehrmacht, seduti in armi a fianco degli autisti e sulle sponde posteriori dei cassoni di automezzi inglesi riportanti l’insegna dell'Afrika Korps, come praticato sui mezzi di preda bellica volendo dare l’impressione di essere un convoglio di prigionieri inviati nelle retrovie del fronte. Con questo stratagemma vennero superati i posti di blocco ed eliminate le sentinelle. La Forza B giunse quindi a notte inoltrata, dopo una breve sosta per prelevare le armi nascoste sotto i cassoni degli automezzi, alle spalle della batteria (105 mm) ubicata sul ciglione a ponente di Marsa Umm el Sciausc. Vennero eliminate con il pugnale le sentinelle e circondati gli edifici degli alloggiamenti, gli inglesi uccisero tutti i serventi della batteria nel sonno. Contemporaneamente a questo attacco, un altro gruppo di una trentina di uomini aveva attaccato l'altra batteria (152 mm) posta a levante della Marsa. Gli uomini eliminarono in silenzio le sentinelle ma, un posto di vedetta riuscì a dare l’allarme. Gli uomini della batteria, i cui pezzi erano stati occupati dagli Inglesi, presero le armi individuali e contrastarono attivamente gli Inglesi. Poco prima delle 22.00 fu lanciato il primo segnale dell’incursione, allarme che fu prontamente ritrasmesso a tutti gli organi di difesa della base. A Marsa Umm el Sciausc intanto il Ten.Col. Haselden fece dare il segnale di sbarco agli uomini della Forza C. Le imbarcazioni con a bordo i commandos si diressero verso terra ma, prive delle segnalazioni circa l’esatto luogo di sbarco, che dovevano essere loro fornite dal gruppo impegnato dagli artiglieri della batteria da 152 mm, finirono a Marsa Beiad, dove, all'ormeggio da poche ore si trovava una motozattera italiana (MZ 756 - C.te S.T.V. Longo). Mezzi da sbarco britannici abbandonati dagli Inglesi lungo la costa Quando gli venne aperto contro il fuoco, la motozattera reagì con il cannone da 76 mm e con le mitragliatrici da 20 mm, sgominando e disperdendo le motosiluranti britanniche. Parte di queste sbarcarono in ritardo gli uomini trasportati sul lato di ponente di Marsa Umm el Sciausc, praticamente sotto la batteria da 105 in mano ai britannici; altre motosiluranti sbarcarono i loro uomini più a ponente. Gli ultimi commandos sbarcati, si diressero verso la batteria da 152 mm dove era in atto lo scontro tra inglesi ed italiani, ma, avvistati da un'altra motozattera (MZ 759, C.te T.V. Fulvi), ormeggiata per diradamento, furono investiti dal fuoco delle armi di bordo e bloccati.
Motozattera italiana tipo MZ Alla difesa costiera del litorale della baia di Tobruch nonché del lido a levante ed a ponente della baia stessa, era disposto un battaglione di marinai del "San Marco", disseminato in piccoli centri di fuoco costituiti da una mitragliera e da un paio di fucili mitragliatori, serviti da nuclei isolati composti da 4/6 uomini.
Postazione difensiva costiera sulla rada di Tobruch Alla sede del Battaglione, a Tobruch, vi era la Compagnia Comando, (priva però di buona parte del plotone esploratori distaccato a Marsa Matruh), il personale dei servizi, delle comunicazioni, gli autisti, le staffette, le ordinanze, e pochi altri adibiti al servizio di guardia ed alla difesa ravvicinata degli edifici del comando. Tali uomini accorsero all'ordine di adunata generale impartito dal Com.te del battaglione Colotto alle 22.30 circa non appena ricevuto dal Comando Settore la notizia della occupazione da parte nemica della batteria da 105 mm e dell'azione in corso contro gli uomini della batteria da 152 mm. Pertanto, dopo le 23, tutti gli uomini del "San Marco" presenti a Tobruch, qualsiasi fosse il loro compito e grado, con tutti gli ufficiali e sottufficiali in testa, salirono su alcuni autocarri e si diressero lungo la via Balbia verso levante, per affrontare il nemico a Marsa Umm el Sciausc. Al fondo della baia di Tobruch il raccogliticcio reparto di 100 uomini circa, smontò dagli automezzi e, in formazione di combattimento preceduto da un gruppetto esplorante, procedette a piedi verso il luogo indicato dove trovavasi il nemico. Non tardò l’incontro con gli Inglesi, che accolsero i marinai con una nutrita scarica di armi automatiche; ma i marinai del "San Marco", quasi tutti vecchi combattenti e con una grinta da "leoni", seppero immediatamente rispondere al fuoco e, protetti da un fitto lancio di bombe a mano, passare al contrattacco. Lo scontro durò per circa due ore; verso le 3.30 gli Inglesi, dopo che per un colpo alla testa era caduto il loro comandante Ten.Col. Haselden, iniziarono una graduale ritirata verso la spiaggetta della Marsa Umm el Sciausc con l'intenzione di reimbarcarsi, vista l’impossibilità a proseguire verso il porto, asserragliandosi dentro alcune capanne presenti sulla spiaggia. Alle prime luci dell’alba, pressati dal fuoco degli uomini del "San Marco" che aveva incalzato il nemico, si arresero. Nonostante la netta inferiorità numerica, gli uomini del "San Marco" avevano sgominato i componenti dei gruppi B e C, sconvolgendo tutte le ottimistiche previsioni dell'ordine di operazione.
Pattuglia del "San Marco" Non miglior sorte ebbero gli uomini della Forza A che, come previsto, i cacciatorpediniere Sihk ed Zulu avevano inviato a terra alle 3.30 del 14. Per un errore di posizione parte degli uomini della Forza F, i Marines non furono sbarcati a Marsa Mreisa come pianificato, bensì a Marsa El Auda ed a Marsa El Krisma: cioè ben 5 km più ad ovest del punto previsto e, causa problemi ai mezzi da sbarco, con notevole ritardo. Ma ormai era tardi, tutta la piazzaforte di Tobruch era in allarme e al Comando di Marina di Tobruch si erano organizzate altre forze di contrasto. Si erano radunati un centinaio tra marinai della base, carabinieri e marinai tedeschi ed erano stati inviati verso Marsa el Auda, ove era stato segnalato lo sbarco dei primi Marines. A tale gruppo si unirono strada facendo altri 50 carabinieri. Mentre tale gruppo piuttosto eterogeneo, ma non meno deciso di quello che aveva combattuto a levante di Tobruch, dirigeva verso i Marines inglesi, costoro incapparono, durante la loro marcia verso il porto, negli apprestamenti difensivi del caposaldo di Forte Perrone dove furono impegnati e bloccati. Tutta la difesa era comunque ormai in allarme e, dalle varie batterie della Milmart, accorsero animosamente alcune decine di "camicie nere" che dettero agli Inglesi la sensazione di esser presi fra due fuochi. L'arrivo degli uomini da Tobruch, guidati dal C.C. Puleo, provocò il collasso dei Britannici che, dopo un breve combattimento, si arresero. Arrivarono anche due compagnie di Bersaglieri inviati da Bardia non appena era giunta a mezzo staffetta la notizia dello sbarco in corso, ma la situazione era ormai sotto controllo. Mentre gli uomini del "San Marco" avevano avuto ragione dei gruppi B e C a sud di Tobruch e quelli di Forte Perrone e del Com.te Puleo a nord ovest avevano sgominato i gruppi A e F, i cacciatorpediniere Sikh e Zulu si erano avvicinati alla costa e, come previsto, stavano sparando contro gli obiettivi prefissati. Ma nessuna delle batterie antinave italiane, ad eccezione di quella da 105 mm a sud della baia era stata neutralizzata; anzi una nuova batteria da 120/50 mm ubicata a punta Tobruch, unì il proprio fuoco a quello delle altre. I due cacciatorpediniere furono così investiti dal fuoco preciso di tutte le batterie della difesa costiera cui si unì il fuoco di una batteria antiaerea da 76 mm italiana e di altre tedesche da 88 mm. Alle prime luci dell'alba il Sikh fu ripetutamente colpito ed immobilizzato; lo Zulu tentò coraggiosamente di prenderlo a rimorchio ma, alle 5.30 la nave fu abbandonata dall'equipaggio mentre affondava. Alle 7.00 anche i Macchi C200 del 131° Gruppo da caccia intervennero nell'azione lanciando spezzoni, mitragliando le motosiluranti ancora in zona ed affondandone alcune. Anche la forza navale principale, che verso le 9 si era avvicinata per dare appoggio allo Zulu fu attaccata dai caccia italiani e dai bombardieri tedeschi. L'incrociatore Coventry, colpito ripetutamente da questi ultimi e dagli Junkers Ju88s del I./Lehrgeschwader 1 al comando di Joachim Helbig, si incendiò e dovette essere abbandonato. Poco dopo la stessa sorte toccò allo Zulu colpito a morte dai bombardieri tedeschi.
Momento dell'agonia del HMS Coventry in uno scatto dell'IWM Momento dell'agonia del HMS Coventry in uno scatto da un aereo tedesco Anche alcune motosiluranti e vari mezzi da sbarco erano stati colpiti dal fuoco delle batterie, delle motozattere e della torpediniera Castore. Circa 300 furono i prigionieri tra marinai, marines e commandos che andarono ad aggiungersi ai marines ed ai commandos costretti alla resa dopo i combattimenti di Marsa Umm el Sciausc e di Marsa Mreisa. Lo sbarco da un natante dei prigionieri inglesi raccolti in mare A tutti i Caduti furono resi gli onori delle armi ed il Ten.Col. Haselden fu sepolto con a fianco il mitra con il quale aveva combattuto e sul quale aveva appoggiato il capo morendo. L'operazione "Agreement" si chiuse dunque con un eclatante smacco per i Britannici.
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