Aer. Macchi C.200 Saetta
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CARATTERISTICHE

 

bulletmotore Fiat A.74 RC.38
bulletpotenza cv. 840 a mt. 3.800
bulletapertura alare m. 10,68
bulletlunghezza m. 8,19
bulletaltezza m. 3,51
bulletsuperf. alare mq. 16,81
bulletpeso a vuoto Kg. 1.778
bulletpeso a pieno carico Kg. 2.208
bulletvelocità max. Km/h 512 a 5.000 m.
bullettangenza m. 8.750
bulletautonomia Km 870
bulletarmamento 2 mitragliatrici da 12.7 mm. Nel muso
bulletprimo volo prototipo 24/12/37 (pilota coll. G. Burei)
bulletprogettista Mario Castoldi

 

NASCITA

 

Nel 1937, la Regia Aeronautica indice un "Concorso per Caccia", tendente ad ottenere un apparecchio adeguato alle soluzioni tecniche moderne già adottate o in corso di adozione presso altri paesi. Si tratta, in sostanza, del passaggio dalla formula del biplano, ad abitacolo aperto, con carrello fisso e struttura mista alla formula monoplana, ad ala bassa, con struttura metallica e carrello retrattile.

Non siamo i primi ad effettuare questo passaggio. Nel 1937, infatti, volano già aerei con queste caratteristiche; fra gli altri, ricordiamo l’inglese Hawker Hurricane, il russo Polikarpov I 16 "Rata", il tedesco BF 109 B. Questi ultimi due, in particolare, avranno modo di dimostrare tutto il loro potenziale di velocità, armamento, robustezza ed efficienza già nella guerra civile di Spagna, negli anni 1936/39, mentre i nostri piloti utilizzano ancora il caccia biplano Fiat CR 32.

Ma torniamo al nostro concorso. Gli aerei presentati sono tre: C.200, Fiat G.50, IMAM RO 51. Il C.200 stravince, risultando di gran lunga il migliore e riportando un punteggio complessivo di "30", contro "25" del caccia Fiat (industria alla quale, storicamente, è sempre stato riservato un particolare e non sempre meritato riguardo da parte delle nostre autorità) e "16" del RO 51.

Negli anni successivi, verranno esaminati dalla R.A. altri caccia: RE 2000, F5, CR42. Nonostante questa ulteriore concorrenza, il C.200 costituirà – fino all’entrata in servizio del Macchi C.202, nell’autunno 1941 – la punta di diamante della specialità, l’unico intercettore in grado di confrontarsi, su Malta e nel teatro nord africano, con gli apparecchi inglesi.

 

OSSERVAZIONI GENERALI

 

L’apparecchio è bello, di linee aggraziate, con una capottatura motore estremamente curata sotto il profilo aerodinamico, caratterizzata dalle "bugne", ovvero quelle tipiche ondulazioni, osservabili a prima vista, che racchiudono le teste dei cilindri. La cabina di pilotaggio è chiusa, negli aerei delle prime serie produttive, per mezzo di un pannello scorrevole all’indietro. Successivamente, nella maggior parte degli esemplari prodotti, l’abitacolo sarà del tipo semi aperto, dotato di sfinestrature laterali abbattibili ai lati della fusoliera.

I piloti componenti la commissione costituita per la valutazione del mezzo riferiscono: "… ottima rispondenza dei comandi a tutte le velocità … centraggio perfetto … comportamento in volo acrobatico ottimo – L’apparecchio è da considerarsi eccellente sotto ogni rapporto e di facile condotta … genera nel pilota assoluta fiducia nel mezzo" e concludono: "l’unico apparecchio accettabile deve considerarsi il C.200".

Vista fronte e retro dell'installazione delle mitragliatrici dal libretto di manutenzione

La storia ci ha dimostrato, invece, che – accanto al caccia Macchi – verranno prodotti, per anni ed in gran numero, velivoli Fiat (G.50, CR 42) di caratteristiche molto inferiori: il "peso" economico e politico dell’industria torinese (che di fatto imporrà i propri scadenti apparecchi ad un governo ed uno Stato Maggiore incapaci di esprimere valutazioni tecniche autonome) condurrà di fatto alla penalizzazione dell’Arma Azzurra e costringerà i nostri piloti a combattere in condizioni di pesantissima inferiorità, con tutte le conseguenze del caso.

Il caccia Macchi, per la verità, non è esente da difetti. Questi, però, non sono imputabili al progetto della casa produttrice, ma piuttosto ad altri fattori, vere e proprie malattie "congenite" della nostra aviazione: la cronica mancanza di propulsori dotati di adeguata potenza ed il mancato sviluppo di armi di lancio di calibro superiore ai 12,7 mm.

Il C.200, che è in sé un ottimo apparecchio, si trova così:

bulleta scontare un deficit di circa 200 CV di potenza nei confronti dei caccia inglesi del periodo;
bulletad essere armato con due sole mitragliatrici da 12,7 mm., mentre i suoi omologhi stranieri sono dotati di 8 mitragliatrici alari o di un armamento misto di mitragliatrici e cannoni da 20 mm.

Oltre a questo, il nuovo monoplano presenta, come tutti – o quasi tutti – i suoi omologhi di ogni nazionalità, una certa tendenza ad entrare in "autorotazione" ovvero in stallo ad alta velocità, dovuto al distacco della vena fluida dall’ala a profilo costante. Il problema verrà risolto con l’adozione, a partire dal 1940, di ali a profilo variabile, che verranno applicate alle nuove serie costruttive.

 

CARRIERA OPERATIVA

 

A partire dal settembre 1940, superati i problemi di "autorotazione", il caccia è operativo nel cielo di Malta, con scorte agli S 79 e missioni di intercettazione. Il 1° novembre due C.200 riescono ad abbattere uno Short Sunderland (detto "il porcospino volante", per il formidabile armamento difensivo) al largo di Augusta . Seguono i primi scontri con gli Hurricane inglesi, nei confronti dei quali il C.200 combatte ad armi pari, risultando spesso vincitore grazie al coraggio ed alla abilità dei nostri piloti. Le missioni di scorta ed intercettazione vengono affiancate da ricognizioni fotografiche, per le quali il piccolo monomotore si rivela più adatto dei lenti e vulnerabili S 79.

Con l’aprile 1941 ha inizio l’impiego del velivolo in Africa settentrionale. Due anni di guerra durante i quali il C.200 passerà, con la sua progressiva obsolescenza, dal ruolo di intercettore a quello di aereo da attacco, sempre in prima linea.

La prima squadriglia ad impiegarlo è la 374a, basata a Castel Benito. Seguono il 153° ed il 157° Gruppo Caccia, impiegati largamente in missioni di intercettazione ed in mitragliamenti di obiettivi terrestri. Siamo nel momento culminante della riconquista della Cirenaica da parte delle forze dell’Asse. Un esempio della attività dei reparti montati su C.200, in questo periodo, può essere desunto dal diario di reparto del 153° Gruppo (luglio/dicembre 1941):

bulletore di volo: 4.686
bulletmissioni: 3.591
bulletcombattimenti: 21
bulletabbattimenti: 19 confermati + 12 probabili
bulletvelivoli distrutti al suolo: 35.

I caccia italiani si comportarono complessivamente bene nelle difficili condizioni imposte dal deserto africano, contro avversari quali i Curtiss P 40 e gli Hurricane. Emergono, in questo periodo, le doti di robustezza, affidabilità, manovrabilità del mezzo e l’eccellente visibilità offerta dalla posizione di pilotaggio semi–aperta, non soggetta – nei climi africani – a quegli inconvenienti che avrebbero potuto manifestarsi in teatri operativi freddi e piovosi.

Macchi C 200 Saetta della 86 Squadriglia 7 Gruppo 54 Stormo - 1942

A partire dal novembre 1941, con l’entrata in servizio del C.202, il C.200 abbandona progressivamente il ruolo di intercettore e viene destinato a compiti di scorta convogli, attacco al suolo (munito, allo scopo, di travi per le bombe alari), mitragliamento. Il velivolo Macchi si distingue anche in questi ruoli: durante un attacco alleato alla piazzaforte di Tobruk, i nostri caccia colpirono il cacciatorpediniere Zulu e danneggiano altre imbarcazioni da trasporto truppe.

Dopo lo sfondamento delle nostre linee, conseguente alla battaglia di El Alamein, i C.200 vengono impegnati nella copertura della ritirata, fino al gennaio 1943, quando restano in Africa solo poche macchine, distribuite fra la 384a squadriglia ed i Gruppi 13° e 18°. Sono, nel frattempo, entrati in linea con le forze alleate caccia come gli Spitfire delle serie V e IX, i North American Mustang delle prime serie, i Lockheed P.38, i Bristol Beaufighter. Si tratta di macchine appartenenti ad una nuova generazione, talmente superiori ai vecchi C.200 da non consentire alcun confronto, alcun paragone. In queste condizioni, il motto della Regia Aeronautica "sufficit animus" diventa una locuzione priva di significato e non valgono, a darle contenuto, il coraggio ed il sacrificio dei nostri combattenti.

Nell’Aprile, tutto è finito, in terra d’Africa.

Nonostante questo, i nostri caccia combatteranno ancora – in condizioni di inferiorità numerica, tecnica, logistica, fino al tragico 8 settembre 1943. A questa data, sono ancora equipaggiate con il Macchi 200 la 92a, 93a e 94a squadriglia dell’8° Gruppo, a Littoria (con 24 velivoli) e la 385a squadriglia dell’Aeronautica per la Grecia (con dotazione mista di C.200, G50, CR42).

Occorre ricordare, infine, che il Macchi 200 ha combattuto nella campagna di Grecia e, con significativo successo (pur nelle oggettive difficoltà climatiche ed ambientali), in Russia, ove i nostri aviatori del 21° e 22° Gruppo rivendicarono 88 abbattimenti contro la perdita di 15 velivoli nel corso di 2557 missioni offensive, 1983 missioni di scorta, 511 missioni di attacco e e 1310 mitragliamenti.

MC 200 in un aeroporto del fronte orientale

All’8 Settembre erano rimaste solo 33 macchine utilizzabili. La maggior parte (23 esemplari) raggiunse il sud. In entrambi gli schieramenti della Repubblica di Salò e della Cobelligeranza, i vecchi 200 vennero utilizzati solo come addestratori.

Per finire, il giudizio dell’avversario. Lo Squadron Leader D.H. Clarke, della R.A.F., ha rilasciato la seguente intervista sul Macchi 200, dopo averne provato in volo un esemplare catturato:

" L’abitacolo era spazioso ed aperto… Due pannelli trasparenti si chiudevano lateralmente cosicchè sembrava che la tua testa facesse parte della struttura esterna, completamente separata dal resto del tuo corpo all’interno. …Il motore radiale Fiat funzionava armoniosamente come una ben lubrificata macchina da cucire. …Era veloce come l’Hurricane ma certamente più manovrabile. La corsa al decollo era breve in modo fantastico ed, in volo, era manovrabile con un semplice tocco delle dita… .

"… era però poco armato, privo di blindovetro ed il sedile corazzato, per quanto confortevole, non forniva la stessa protezione che avevamo sui velivoli inglesi…".

Augusto Granaglia

 

 

Bibliografia

G. Apostolo – Ali d’Italia: Aer. Macchi C.200 – Edizioni la Bancarella Aeronautica;

N. Malizia – Ali sulla Steppa – Edizioni dell’Ateneo;

N. Arena – I caccia a motore radiale, parte II, Macchi MC 200 – Edizioni STEM Mucchi;

Chris Dunning – Courage Alone – Ed. Hikoki Publishing;

Vari – Dimensione Cielo: caccia assalto vol.1 – Edizioni Bizzarri.