Tobruch
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La piazzaforte di Tobruch aveva una organizzazione difensiva suddivisa tra il fronte a mare, il fronte a terra e la difesa contraerea.

Il fronte a mare era affidato alla Regia Marina, che aveva predisposto sette batterie costiere e, ormeggiato in rada a supporto della difesa contraerea, l’incrociatore San Giorgio.

Il fronte a terra era stato studiato nel 1935 in modo da proteggere la rada e gli impianti dall'azione delle artiglierie di medio calibro e comprendeva una difesa perimetrale o cinta difensiva ed una zona di schieramento delle artiglierie.

La cinta aveva la forma di una fascia semicircolare attorno alla base navale, dall'uadi Zeitun ad oriente all'uadi es Sahel ad occidente, con una profondità media di 400 metri. Si estendeva per circa 50 chilometri ed all'infuori delle due estremità, che si appoggiavano per 2-3 chilometri ai predetti uadi, si sviluppava completamente in terreno pianeggiante e scoperto senza appigli di alcun genere. Era fornita di un duplice ordine di elementi assai impropriamente chiamati opere, disposti a scacchiera ad intervalli di 500-600 metri in modo da consentire l'incrocio dei fuochi. Complessivamente si trattava di 124 opere, di cui 74 sull'allineamento esterno, di due tipi: uno per le zone piatte ed uniformi e l'altro per quelle che si affacciavano sugli uadi, ma entrambi erano dotati di una-due postazioni per mitragliatrici, un ricovero per il personale ed uno per le munizioni per ciascuna postazione. Nell'ambito delle opere esisteva un ricovero centrale protetto contro tiri di medio calibro; ricovero e postazioni erano uniti da un camminamento in parte coperto da una leggera soletta di calcestruzzo. Accesso alle opere: in pozzo.

Esternamente un reticolato a siepe trapezoidale od a gabbia ancorata.

Mappa della cinta fortificata di Tobruch

Foto aerea di un tratto della linea difensiva, in primo piano il caposaldo R39

Mappa del caposaldo tipo

Metà delle opere di prima linea avevano anche una postazione per pezzo controcarri. Le postazioni allo scoperto per mitragliatrici erano in pozzo, a livello del terreno, quelle per arma controcarri interrate solo per trenta-quaranta centimetri. Davanti ad ognuna correva un fossato anticarro ad ellisse, largo circa tre metri e profondo un metro e mezzo, con pareti e fondo in cemento, a distanza di 25-30 metri dalle postazioni: in sostanza un ostacolo diretto principalmente contro l'azione di schiacciamento dei carri armati. Le opere erano poi raggruppate in 16 capisaldi, ma più per esigenze o convenienza organico-tattica che per individualità topografica o fortificatoria.

Pattuglia inglese percorre un tratto del fosso anticarro

L'intero fronte a terra si suddivideva in due settori, di cui l'orientale comprendeva le principali comunicazioni da est e da sud, cioè verso Bardia e Bir el-Gobi. La zona di schieramento delle artiglierie risultava da una serie di postazioni in barbetta e si avvaleva di una rete di osservatori del tipo a coffa, situati lungo il perimetro.

Completavano l'organizzazione difensiva una rete permanente di collegamenti telefonici tutta palificata ed un complesso di strade e piste, una delle quali percorreva l'intera cinta fra i due ordini di opere.

Fanti britannici in una trincea di un caposaldo

                                 

      Osservatorio a coffa                      Postazione per cannone               Nel giugno 1942 una unità motorizzata di artiglieria italiana supera la cinta fortificata

                                                                                                                                                                                della piazza di Tobruch su un ponte del fosso anticarro

La difesa contraerea rientrava nella competenza della Regia Marina ed aveva il compito di proteggere anzitutto lo specchio d'acqua della base navale e gli impianti portuali, in via subordinata gli obiettivi dell'esercito e dell'aviazione adiacenti allo specchio d'acqua.

II presidio di Tobruk annoverava 5-6.000 marinai delle batterie costiere e contraeree, della San Giorgio e delle unità navali minori in rada per il fronte a mare.

Il fronte a terra era affidato alla Guardia alla Frontiera: il XXXI e XXXII settore su 1.800 uomini ognuno, il 31° artiglieria su 40 pezzi di medio calibro, il 32° artiglieria su 48 pezzi da 77/28 ed il XXXI reparto misto del genio.

 

 

Per Bardia le difese del fronte a terra tendevano a proteggere la rada e gli impianti, specialmente quelli idrici, dai piccoli calibri. La cinta fortificata aveva le stesse caratteristiche di quella di Tobruk, ma era completata da due tratti lungo il fronte a mare, a guisa di cerniera. Comprendeva 113 opere, di cui 43 sui 33 chilometri del perimetro esterno. I fronti nord e sud erano naturalmente più forti; più deboli, invece, ed esposti anche ad agevoli incursioni di reparti meccanizzati i tratti volti ad ovest ed a sud-ovest. La fronte meridionale, inoltre, presentava un raddoppio da porsi in relazione con uno schieramento avanzato delle artiglierie verso il ciglio di Sollum.