Una spia ad Honolulu
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Il 7 dicembre 1941, giorno dell’attacco aereo giapponese alla base americana di Pearl Harbour, ricevette la definizione storica di "giorno dell'infamia" e per tutta la durata del secondo conflitto mondiale, circa quarantacinque mesi, gli americani trovarono il coraggio necessario per battersi a fondo nel motto: «Remember Dec. 7th!».

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Questo eccezionale piano d'attacco, passato alla storia come operazione Z, era stato voluto dall'ammiraglio Yamamoto lsoroku, comandante in capo delle Rengo Kantai (Flotte Riunite), cioè delle forze navali imperiali giapponesi. La preparazione del piano e il suo successo erano però dovuti alla Kempei, l'organizzazione dello spionaggio giapponese e, più precisamente allo Joho Kyoku, il servizio centrale d'informazioni della marina, diretto, per la sua sezione americana, da Kanji Ogawa.

Fu per iniziativa di Ogawa, chiamato a collaborare personalmente dall'ammiraglio Yamamoto, che il 26 marzo 1941, l'agente Yoshikawa Takeo (con il nome di copertura di Morimura Tadachi) sbarcò nel porto di Honolulu (nell'isola di Oahu) dalla nave di linea giapponese Nitta-maru.

Yoshikawa aveva 28 anni, era nato a Shikoku e aveva frequentato l'accademia navale di Etajima uscendone nel 1936. Era stato imbarcato per breve tempo ma a causa di una malattia era entrato nel servizio informazioni della marina in qualità di ufficiale della riserva. In seguito, per un periodo di circa tre anni, aveva lavorato al Ministero degli Esteri, approfondendo la sua conoscenza della marina americana, e nella primavera del 1940 fu sottoposto a un intenso addestramento frequentando corsi di lingua inglese e di diplomazia.

Il 20 marzo 1941 lasciò Yokohama diretto a Honolulu con l'incarico ufficiale di viceconsole tirocinante di ottava classe e con il compito specifico di preparare uno studio giuridico sulla nazionalità dei bimbi nati nelle isole Hawaii da genitori giapponesi, quelli che venivano chiamati "nisei". Al momento dello sbarco, Yoshikawa esibì ai funzionari del servizio di sicurezza americano il suo passaporto diplomatico e quindi raggiunse immediatamente il consolato giapponese di Honolulu.

Il console generale era stato sostituito recentemente, proprio in previsione del ruolo che questo distaccamento diplomatico avrebbe potuto svolgere nell'attuazione dell'Operazione Z; il nuovo ·console si chiamava Kita Nagao e aveva svolto precedentemente la sua missione diplomatica a Canton in Cina, già allora lavorando come agente segreto per conto dello Joho Kyoku.

Yoshikawa si mise subito al lavoro: noleggiò una veloce automobile e un aereo da turismo e compi una serie di ricognizioni sull'isola facendosi così un primo quadro della situazione e localizzando le difese militari americane e le diverse attrezzature. Raccolse tutte le cartoline illustrate disponibili sul mercato e realizzate per le diverse migliaia di turisti americani che ogni anno venivano a Honolulu e sulla sua meravigliosa spiaggia di Waikiki. Queste cartoline si rivelarono utilissime, in quanto gli consentirono di localizzare un numero considerevole di obiettivi militari.

Visitò a più riprese i due campi di aviazione militare dell'isola di Oahu, l'Hickman Field e il Wheeler Field. In questo lavoro di osservazione, per dare meno nell'occhio, Yoshikawa si faceva accompagnare da una delle cinque gheishe del Shunchoro, un ristorante giapponese gestito da una donna, Fujiwara Namiko,·in contatto con il servizio informazioni giapponese .

Tra le gheishe, le preferite erano due splendide ragazze, Shimeko e Marichiyo, che a turno si finsero fidanzate di Yoshikawa il quale, unendo l'utile al dilettevole, poté permettersi di passeggiare indisturbato vicino alle installazioni militari americane nei diversi punti dell'isola di Oahu e perfino nel porto di Pearl Harbor: che sospetto poteva infatti dare una coppia di innamorati strettamente abbracciati?

Pearl Harbor divenne ben presto l'obiettivo della sorveglianza di Yoshikawa: era lì che i giapponesi avrebbero sferrato il loro attacco principale per colpire la flotta americana del Pacifico. Al porto di Pearl Harbor, situato a una distanza di dieci chilometri da Honolulu, si giungeva dal mare attraverso uno stretto canale navigabile protetto, al suo accesso, da uno sbarramento che veniva aperto soltanto al momento del passaggio delle navi; le attrezzature portuali erano ammassate sul lato destro della rada e sull'isola Ford situata al centro, mentre il centro abitato di Pearl City era collocato su una penisola sul lato sinistro della rada.

Per investigare nel porto, Yoshikawa si finse pittore dal vero, o pescatore, o innamorato, passeggiando sui moli a fianco di una delle gheishe. Lo Joho Kyoku poteva contare su diversi altri agenti stabili a Honolulu, a Pearl Harbor e in altre località dell'isola di Oahu. Tra costoro, tre o quattro piccoli negozianti giapponesi, il direttore di una cooperativa di autopubbliche, i proprietari di due ristoranti e una famiglia di oriundi tedeschi che abitavano a poca distanza dalla città.

Il capofamiglia era Otto Kuhn e si era trasferito a Honolulu alcuni anni prima con la moglie e la figlia Ruth; era stato dato in pratica in prestito dallo spionaggio tedesco a quello giapponese. La moglie aveva aperto un negozio di parrucchiera e lui si dedicava quasi interamente allo spionaggio, comunicando con il consolato giapponese di Honolulu per mezzo di segnali ottici dalla sua villa, posta su di un promontorio che dominava la rada di Pearl Harbor. Yoshikawa prese contatto con Kuhn nel mese di ottobre; gli si presentò con un pezzo di carta fornitogli dal console giapponese e che rappresentava la metà esatta di un altro foglio in possesso di Kuhn. Compiuto il reciproco riconoscimento, i due si accordarono per mettere in funzione una radio trasmittente che sarebbe tornata utile per emettere segnali che avrebbero guidato gli aerei giapponesi al momento dell'attacco.

Intanto, in Giappone , Yamamoto aveva messo al lavoro i suoi più diretti collaboratori per studiare l'Operazione Z: se ne incaricarono Kanji Ogawa, capo della sezione americana del servizio centrale informazioni della marina (con il compito di fornire tutte le notizie necessarie sulla dislocazione delle forze aeree e navali nell'isola di Oahu), il vice ammiraglio Onishi Takejiro, capo di Stato Maggiore della seconda squadra navale, nonché il capitano di corvetta Genda Minoru che si era segnalato come uno dei più spericolati e intelligenti piloti dell'aviazione della marina.

Fu merito di Onishi e di Genda dare forma a un piano d'attacco che fu poi sottoposto, per l'approvazione, all'ammiraglio Fukudome Shigeru, capo del servizio strategico della Marina, al contrammiraglio Kusaka Ryonosuke, capo di Stato Maggiore della prima flotta aerea, e al vice ammiraglio Nagumo Chuichi che, a bordo della portaerei Akagi , avrebbe guidato la spedizione.

Da quel momento l'Operazione Z passò dalla teoria alla più minuziosa preparazione: Onishi tenne le redini dello studio , mentre Genda affrontò il problema dell'attacco aereo e Kusaka il grosso problema di portare la flotta delle portaerei alle Hawaii in completa segretezza e nel pieno della sua efficienza.

Le richieste a Yoshikawa si fecero a questo punto più pressanti e precise. Il 24 settembre il console generale giapponese a Honolulu, ricevette, per passarlo a Yoshikawa, un preciso piano di richieste. Il porto di Pearl Harbor era stato suddiviso in cinque zone: la prima era quella più importante, tra l'isola Ford e l'Arsenale (dove in genere erano ancorate le navi di maggiore tonnellaggio): la seconda comprendeva le acque a sud e ad ovest dell'isola Ford ; la terza la parte orientale della baia; la quarta il braccio di mare centrale e la quinta la parte occidentale della baia e il canale di comunicazione con il mare aperto.

Mappa della rada di Pearl Harbour ritrovata in un sottomarino tascabile giapponese

Yoshikawa cominciò a fornire regolarmente informazioni sui movimenti che si verificavano in queste cinque zone. Il 1° novembre, a bordo della nave di linea giapponese Taiyo-maru, giunsero a Honolulu due inviati speciali del servizio informazioni della Marina: il comandante della nave Maejima Toshihide e il secondo commissario di bordo Suzuki Takao. Per un lungo tratto la Taiyo-maru aveva seguito la rotta che sarebbe stata percorsa in silenzio radio dalla flotta di Nagumo e i due agenti avevano avuto modo di constatare di persona i problemi connessi con tale rotta e di vedere da vicino la dislocazione del futuro obiettivo nipponico.

Ma lo scopo più importante delia loro missione era quello di consegnare al console e a Yoshikawa un questionario in novantasette punti. Il primo di questi formulava una domanda chiave: «In quale giorno della settimana si trova a Pearl Harbor il maggior numero di unità navali?». La risposta fu: «La domenica» e in questo giorno venne definitivamente fissata la data dell'attacco.

La risposta agli altri novantasei quesiti occupò intensamente cinque giornate di lavoro Yoshikawa, mentre dal ponte della Taiyo-maru, Suzuki e Maejima scattavano fotografie del porto e delle attrezzature. Quando la nave giapponese riparti da Honolulu il 5 novembre, le spie avevano preparato un rapporto completo e preciso che avrebbe costituito la piattaforma operativa del colpo di mano più sorprendente dell'intera storia militare della II guerra mondiale.

Modello plastico della rada di Pearl Harbour costruita in Giappone

I risultati della spedizione della Taiyo­maru si realizzarono compiutamente il 25 novembre a bordo della portaerei Akagi, quando Genda, con il corredo di un grande plastico di Pearl Harbor, poté fornire al capitano di vascello Fuchida Mitsuo e ai suoi aviatori tutte le possibili informazioni sugli obiettivi da colpire e sulla conformazione dell'isola di Oahu. Il giorno seguente la flotta di Nagumo, lasciò l'isola di Etorofu .

Ma i compiti di Yoshikawa e di Otto Kuhn a Honolulu non erano ancora finiti. Da Tokio, infatti, fu inviato al console questo messaggio: «La presenza in porto di navi da guerra, portaerei e incrociatori è della massima importanza. Da questo momento in poi mi tenga informato giorno per giorno». Questo messaggio venne intercettato dagli americani, che avevo decifrato il codice di cifratura giapponese dei messaggi diplomatici, ma un deprecabile giro burocratico impedì che giungesse sul tavolo della persona giusta.

Il 5 dicembre Yoshikawa compi un giro sull'isola di Oahu con un piccolo aereo da turismo e comunicò a Tokio la situazione: in porto c'erano otto corazzate, tre incrociatori pesanti, sedici torpediniere, 4 incrociatori leggeri e 5 caccia ; le corazzate Nevada e Oklahoma erano rientrate proprio quel giorno in porto, mentre ne era partita la portaerei Lexington con cinque incrociatori pesanti. Il giorno successivo Yoshikawa aggiornò nuovamente la situazione e dichiarò chiuse le sue trasmissioni.

La flotta di Nagumo venne tenuta informata fino all'ultimo: il colpo stava riuscendo anche se tre dei bersagli più importanti, le portaerei Saratoga, Lexington ed Enterprise sarebbero mancate all'appuntamento. Il 6 dicembre, alle ore 21, l'ammiraglio Nagumo, giunto con le portaerei all'altezza di Oahu, fece alzare sul pennone dell'Akagi la bandiera Z, la stessa che l'ammiraglio Togo aveva usato trentasei anni prima nella battaglia di Tsushima contro i russi.

Il mattino dopo, alle 9,45, l'attacco a Pearl Harbor era un fatto compiuto.