Operazione Flipper
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Nella notte del 13 novembre 1941, i sottomarini britannici Torbay e Talisman, emersero in superficie al largo delle coste cirenaiche della Libia, sballottati violentemente dal mare mosso. Il tempo era brutto, le onde erano più alte del normale e una brezza forte increspava di bianco la cresta delle onde. Dal ponte di comando del Torbay, l'ufficiale di vedetta scrutò l'oscura costa africana a mezzo miglio di distanza e vide il segnale lampeggiante di una lampada che fendeva l'oscurità. Diede quindi l’ordine alla squadra di sbarco di radunarsi sul ponte e mettere a mare i gommoni. La maggior parte dei passeggeri ora aveva il mal di mare.

L'operazione Flipper ebbe un inizio infelice, ma passerà alla storia come una delle incursioni di commando più famose della storia: il tentato assassinio del tenente generale Erwin Rommel , il comandante dell'Afrika Korps.

Nell'autunno del 1941 gli inglesi erano stati cacciati completamente dalla Libia dalle forze italo-tedesche. Dopo essersi messo in luce nell'invasione della Francia nel 1940, Rommel fu scelto da Hitler per guidare le forze tedesche inviate in Libia in soccorso dell’alleato italiano. Con una mossa completamente inaspettata, Rommel colpì rapidamente pochi giorni dopo il suo arrivo in Africa nel febbraio 1941 e respinse gli inglesi in Egitto, riconquistando tutto il territorio perso dagli italiani, con unica eccezione la guarnigione di Tobruk che resisteva ancorchè circondata.

Rommel adeguò velocemente la tattica dei suoi reparti al deserto, apparendo senza preavviso, muovendosi arditamente intorno alle forze britanniche.

Mentre l'attenzione di Rommel era fissata su Tobruk, gli inglesi incanalarono rifornimenti e rinforzi in Egitto e costruirono una nuova forza combattente, l'8a Armata. Sotto la guida ispirata di un nuovo comandante, il generale Sir Claude Auchinleck, le truppe britanniche acquistarono nuovamente fiducia nei proprio mezzi. Una massiccia offensiva venne pianificata per novembre, con l'intenzione di sconfiggere definitivamente le forze dell'Asse della Libia. Per garantire il successo dell'imminente Operazione Crusader, fu escogitato un piano per eliminare il più grande ostacolo ai progetti britannici in Africa: lo stesso Rommel.

All'inizio di ottobre 1941, sei ufficiali e 53 uomini dell'11a unità di Commando scozzese, al comando del ten.col. Geoffrey Keyes, furono posti sotto il comando operativo dell'8a Armata. La missione loro affidata era di penetrare dietro le linee nemiche, distruggere il quartier generale di Rommel e, se si fosse presentata l’occasione, uccidere il generale. Le informazioni preliminari erano già state raccolte dal capitano dei LRDG John E. Haselden. Aggregato come inviato alle forze arabe libiche, Haselden parlava perfettamente sia l'arabo che l'italiano, vagò liberamente per il territorio nemico e si guadagnò la fiducia degli arabi desiderosi di liberarsi dall'odiato dominio italiano.

Haselden era stato sbarcato su una spiaggia vicino alla città costiera di Hamma dallo stesso sottomarino Torbay il 10 ottobre con una guida araba e trascorse quasi due settimane dietro le linee a spiare la conformazione del territorio. Alla fine tornò al quartier generale britannico ad Alessandria, in Egitto. Durante questo periodo Keyes, figlio di 24 anni dell'ammiraglio della flotta Sir Roger Keyes, aveva praticato tecniche di sbarco con i suoi uomini su una spiaggia vicino ad Alessandria, in preparazione del raid.

ten.col. Geoffrey Keyes

Per molti ufficiali britannici, il raid appariva decisamente temerario. Le possibilità di essere evacuati dopo l'azione proposta sembravano scarse e l'attacco al quartier generale di Rommel era dai più visto come un’azione dettata dalla disperazione. Sembrava un suicidio per ogni uomo che vi avrebbe preso parte, e quando il colonnello Robert E. Laycock, capo dell'11° Commando scozzese, dai cui ranghi erano tratti gli uomini di Keyes, espresse opinioni simili, gli fu chiesto di non ripeterle, per timore che il suo pessimismo contagiasse negativamente i suoi uomini.

Haselden ritornò nei pressi della spiaggia designata per lo sbarco in attesa dell'arrivo dei commando, mentre il gruppo degli incursori salì a bordo dei sottomarini Torbay e Talisman il 10 novembre. Due giorni dopo la partenza, Keyes e Laycock spiegarono la missione ai loro uomini, informando per la prima volta che lo scopo del raid era quello di prendere Rommel. Ad accompagnare Keyes sul Torbay c'erano due ufficiali e 25 uomini, tra cui un soldato palestinese che fungeva da interprete e due guide Senussi. Il resto della forza d'attacco, compreso Laycock, quattro ufficiali e 28 uomini, era imbarcato sul Talisman.

Il 13 novembre Haselden arrivò a casa di un amichevole arabo filo-britannico, prese in prestito un cavallo e con una guida locale partì per il piccolo villaggio di Hamma sulla costa mediterranea per incontrarsi con i commando.

La notte dello stesso giorno, il Torbay e il Talisman arrivarono al largo della costa. Il viaggio era stato tranquillo, ma ora i piani accuratamente elaborati cominciavano a disfarsi. I due sottomarini emersero nel bel mezzo di una tempesta in rapido movimento, con le condizioni meteorologiche che peggioravano di ora in ora. Stava cadendo una pioggia leggera, il mare era alto e le condizioni di sbarco non erano quelle per le quali si erano allenati vicino ad Alessandria. Nonostante le difficili condizioni meteorologiche, Haselden trasmise il segnale che identificava il punto dello sbarco.

Le operazioni iniziarono dal Tobay: una delle barche pieghevoli venne messa in mare per effettuare una ricognizione preliminare della spiaggia dello sbarco. Mentre i sottomarini rollavano violentemente sotto le forti onde, diverse zattere furono trascinate fuori bordo dalle onde e alcune già a galla si capovolsero. Ci vollero più di sei ore per portare a terra sette gommoni con uomini, armamenti e provviste; gli equipaggi alla fine bagnati ed esausti soffrivano il freddo pungente.

HMS Torbay

Mentre il Torbay era così impegnato, il Talisman restò a fare la guardia in mare e Laycock era sul punto di posticipare il suo sbarco fino alla notte successiva, quando arrivò il segnale che il gruppo di Torbay era al sicuro a terra. Con solo tre ore e mezza di oscurità rimanenti, decise di rischiare un altro sbarco. Nel mare agitato, alcuni furono ribaltati dalle onde e gli uomini furono trascinati in mare. Quando furono salvati, la luna era sorta e il comandante del Talisman decise di ritirarsi. Solo quattro batteli messi in mare dal Talisman riuscirono effettivamente a raggiungere la riva per unirsi alle forze di Keyes, tra cui Laycock.

Quando spuntò il sole sull'arido paesaggio desertico, i commando, bagnati, fradici e infreddoliti, poterono asciugare i loro vestiti e pulire le armi. Keyes aveva però fortemente diminuita la sua forza di attacco e, date le circostanze, i piani dovettero essere drasticamente cambiati.

La missione originale prevedeva quattro obiettivi: razziare la villa utilizzata da Rommel come quartier generale; sabotare il quartier generale italiano a Cirene tagliando le linee telefoniche e telegrafiche; assaltare il Centro di intelligence italiano situato ad Apollonia e distruggere tutte le comunicazioni che attraversano la zona tra Bengasi e Tobruk.

Keyes decise di abbandonare gli attacchi a Cirene e Apollonia e concentrarsi sull'attacco al quartier generale tedesco e alla villa di Rommel, con un gruppo più piccolo incaricato di far saltare in aria il pilone telegrafico d'acciaio all'incrocio vicino a Cirene. Le due guide Senussi si erano perse durante il disastroso sbarco, quindi una guida araba fu presa in prestito dal gruppo di Haselden.

Il tempo continuava a mantenersi brutto; al freddo della notte si erano aggiunti acquazzoni torrenziali durante il giorno. Keyes cercò di mantenere alto lo spirito dei suoi uomini ricordando che il maltempo stava lavorando anche a loro favore, mantenendo le guardie e le sentinelle tedesche al chiuso.

A mezzo miglio nell'entroterra dalla costa, raggiunsero - il 15 novembre - la cima della prima scarpata, attraversando con difficoltà il terreno ripido e roccioso. Un altro disastro fu affrontato nella spedizione quando, senza preavviso, la loro guida araba li abbandonò improvvisamente per paura di ciò che i tedeschi erano noti per fare ai traditori arabi, lasciando così Keyes con nient'altro che una bussola e una mappa inaffidabile.

Poco prima dell'alba del 16 novembre, i commando si dispersero tra la macchia e le rocce per passare la giornata a cercare di dormire. Quel pomeriggio Keyes fu avvicinato da un gruppo di arabi, uno dei quali accettò di guidare lui ei suoi uomini al quartier generale di Rommel per la somma di 1.000 lire. Al tramonto partirono tutti, dirigendosi verso Beda Littoria, nota ai locali come Sidi Rafaa, a 18 miglia nell'entroterra da dove erano sbarcati. Dopo due ore e mezza di viaggio, raggiunsero una grotta a circa cinque miglia dal loro obiettivo e Keyes decise di accamparsi per la notte.

All'alba del 17 novembre, Keyes partì con un piccolo gruppo per perlustrare il quartier generale di Rommel che avrebbero dovuto assalire, ma una pioggia battente li costrinse a tornare nella grotta. Keyes mandò allora un giovane arabo a spiare il luogo. Il ragazzo tornò con informazioni dettagliate da cui Keyes fu in grado di disegnare una mappa riportante le posizioni dell'edificio del quartier generale, della villa e del parcheggio dei veicoli. La giovane spia fornì anche l'ubicazione della tenda di guardia.

Keyes condusse il suo ultimo briefing quel pomeriggio, incaricando diversi uomini di entrare con la forza nella casa, spegnere i generatori elettrici e la centrale elettrica, sorvegliare la strada che portava dal quartier generale e sabotare qualsiasi veicolo trovassero nel parco. La parola d'ordine per l'operazione era "Isola".

Alle 18 il gruppo fece gli ultimi preparativi prima di avvicinarsi all’obiettivo: si annerirono il viso, sostituirono gli stivali da combattimento con scarpe da ginnastica con la suola di gomma e iniziarono la marcia finale. Tenendo conto del tempo, della notte nera come la pece e del terreno roccioso che avrebbero attraversato, Keyes stimò che ci sarebbero volute circa sei ore per raggiungere il loro obiettivo. A un quarto di miglio fuori Beda Littoria, fecero un'ultima sosta per riposarsi e controllare le armi, poi seguirono una strada sterrata fino alle retrovie del villaggio. L'operazione Flipper doveva raggiungere il suo apice.

Una volta raggiunta la piazza del paese, iniziarono i contrattempi. Mentre Keyes e il sergente Jack Terry avanzavano nell'oscurità per perlustrare l'edificio principale, uno dei commando rimasti inciampò in un barattolo di latta vuoto. Diversi cani iniziarono ad abbaiare e uno degli abitanti locali più nervosi iniziò a gridare. Un ufficiale italiano accompagnato da un arabo uscì da una vicina capanna per indagare sul rumore. L'italiano fece subito domande, ma l'interprete palestinese li salvò dal disastro traducendo le domande in tedesco e il capitano Robert Campbell, che Keyes aveva lasciato in carica durante la sua assenza, rispose con sufficiente bluff e arroganza da convincere l’italiano curioso che questa era solo una pattuglia tedesca che tornava tardi agli alloggi.

Keyes ha tagliò il recinto di filo metallico che circonda il giardino della villa. Come aveva previsto il ragazzo arabo, la pioggia aveva effettivamente spinto la guardia in casa, ma una sola sentinella era rimasta all'ingresso del viale. Keyes si avvicinò da dietro e la uccise silenziosamente con un coltello. Terry fece segno alla retroguardia di avvicinarsi per l'assalto finale, portando con sé abbastanza esplosivi per distruggere sia il quartier generale tedesco che la centrale elettrica nelle vicinanze.

Keyes condusse la sua forza sul retro della casa, ma trovò la porta chiusa a chiave e le finestre del primo piano chiuse con le imposte. Condusse rapidamente i commando di nuovo davanti alla casa. Mentre gli uomini aspettavano nell'ombra, Campbell si avvicinò coraggiosamente alla porta d'ingresso e bussò, chiedendo in tedesco di poter entrare. Una sentinella tedesca con elmetto d'acciaio e pastrano aprì la porta con cautela e fu immediatamente messa in silenzio dal revolver di Keyes . Ma subito dopo, ripresasi dallo spavento, iniziò a gridare e Campbell non ebbe altra scelta che sparargli. La sorpresa era svanita.

Keyes e i suoi uomini entrarono nella villa e si trovarono in piedi in una grande sala con una scala sulla destra. Diverse porte si aprivano sul corridoio, illuminato da una debole lampadina elettrica, e un bagliore di luce brillava da una porta in fondo a sinistra. Un uomo scese di corsa dalle scale urlando e Terry lo abbattè con una raffica di mitra. Dal giardino esterno entrò un altro uomo portando una torcia; anche lui venne abbattuto da una pistola. Keyes spalancò le porte delle stanze fuori dal corridoio finché non ne incontrarono una con dentro 10 soldati tedeschi; fece una raffica con il suo mitra e richiuse la porta mentre Campbell rimuoveva lo spillo da una granata. Keyes aprì di nuovo la porta con un calcio, Campbell lanciò la granata, ma prima che Keyes potesse sbattere la porta, una raffica di fuoco colpì Keyes fatalmente al cuore.

Campbell trascinò il corpo di Keyes all'aperto nel giardino anteriore e rientrò in casa. Sentì qualcuno gemere dalla stanza in cui era esplosa la granata, ma non vide altre guardie. Uscì sul retro della casa, dove era stato lasciato un gruppo di copertura con l'ordine di sparare a chiunque si avvicinasse o uscisse dalla porta sul retro. Nel fervore della battaglia Campbell aveva dimenticato i propri ordini e si creò uno scontro con i propri soldati. Una raffica gli ruppe una gamba, che in seguito dovette essere amputata.

Campbell ordinò a Terry di posizionare le cariche esplosive per far saltare in aria l'edificio, quindi guidare la ritirata. La pioggia costante aveva però inzuppato così gravemente le micce che le stesse erano inutilizzabili; tutto ciò che si poteva fare era lanciare una o due granate nel tubo di scarico del generatore principale.

I sopravvissuti si allontanarono rapidamente, essendo stati costretti a lasciare Campbell alle spalle perché il nemico lo curasse poiché era impossibile riportarlo fino alla spiaggia.

Il gruppo marciò tutto il giorno e nel tardo pomeriggio ritornarono alla spiaggia e trovarono Laycock che aspettava il loro ritorno. Non c'erano segni del secondo gruppo che era stato inviato a far saltare in aria le comunicazioni (si scoprì poi che avevano avuto successo ma erano stati tutti catturati durante l'attacco). Al tramonto, Laycock vide in superficie il Torbay a circa un quarto di miglio dalla riva. Sembrava che il ritiro avrebbe avuto successo, ma, con frustrazione di tutti sulla spiaggia, i segnali di Laycock non vennero riconosciuti e il Torbay rimase al largo. Più tardi quella notte osservarono segnali lampeggianti dal Torbay, ma le loro risposte non vennero raccolte, e nessuna barca si avvicinò dal sottomarino per recuperare gli uomini stanchi. La lunga notte trascorse e divenne evidente che nessuna evacuazione sarebbe avvenuta fino alla notte successiva, quindi i 22 sopravvissuti si trasferirono in un vicino wadi per stendersi per la giornata.

A mezzogiorno del 19 novembre, gli uomini furono scoperti e attaccati da una forza mista di libici e italiani. Dopo una vivace resistenza, Laycock ordinò agli uomini di dividersi in diversi gruppi, dando loro la possibilità di dirigersi verso la posizione più vicina del Long Range Desert Group nell'entroterra nelle vicinanze di Slonta, di ritornare alla spiaggia nella speranza di essere eventualmente prelevati dal sottomarino o nascondendosi nei numerosi uadi vicino a Cirene fino a quando l'attesa avanzata dell'8a Armata non li avrebbe salvati. Alla fine tutti i membri dei gruppi furono catturati, ad eccezione di Laycock e Terry, che si incontrarono con l'8a Armata a Cirene, ben 41 giorni dopo la loro partenza dalla spiaggia.

Il fallimento generale dell'operazione Flipper venne attribuito principalmente alla mancanza di informazioni pre-raid. Rommel in realtà fece poco uso del quartier generale di Beda Littoria, essendovi rimasto solo in due diverse occasioni, e non rimase mai per la notte. Al momento del raid, era nel suo quartier generale avanzato a Gazala, a 33 miglia da Tobruk, e stava pianificando un altro attacco a quell'avamposto assediato. Era appena tornato in Africa quel pomeriggio dopo aver partecipato a una festa di compleanno in suo onore due giorni prima a Roma. Quando visitò Beda Littoria con il suo staff, gli fu riservata una casa che divenne nota localmente come Rommel-Haus e fonti dell'intelligence araba presumevano che Rommel vi vivesse regolarmente. La notte dell'attacco, la villa fu occupata da un umile ufficiale dei rifornimenti.

Il raid riuscì a seminare nervosismo e confusione dietro le linee italo-tedesche, e furono rafforzate le misure di sicurezza per prevenire ulteriori incursioni. Il raid di Keyes aveva anche sollevato il morale britannico in un momento in cui era assolutamente necessario, mostrando al popolo britannico che il loro esercito era in grado di intraprendere una sorta di azione offensiva in un momento in cui le fortune in Africa erano al punto più basso.

Lo stesso Rommel apprezzò l'audacia dell'operazione Flipper, consentendo che fosse celebrato il funerale di Keyes e di quattro soldati tedeschi uccisi nei combattimenti in forma solenne.

Per la sua parte nel disastroso ma ambizioso raid, Keyes ricevette una Victoria Cross postuma.

 

 

Bibliografia

https://www.erwinrommel.info/post/jeffrey-keyes-who-tried-to-kill-rommel

https://warfarehistorynetwork.com/operation-flipper-british-commandos-take-on-general-erwin-rommel/

https://www.historynet.com/the-failed-mission-to-take-out-germanys-desert-fox/

https://www.combinedops.com/Operation%20Flipper.htm