Mortai da assedio Mörser
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Nel 1935, in Germania, la Rheinmettal aveva allo studio un mortaio da postazione di grosso calibro che avrebbe dovuto battere le fortificazioni nemiche; il pezzo di grosso calibro doveva essere caricato dalla bocca, la quale dopo veniva messa in posizione di tiro.

L'idea era abbastanza interessante e la bocca da fuoco messa allo studio era piuttosto buona. Nel 1937 l'Ufficio per le Armi dell'Esercito si avvicinò con interesse al progetto e chiese alla Rheinmettal, sulla base degli studi svolti sino a quel momento, di sviluppare un'arma superpesante a tiro curvo che fosse in grado di battere munite fortificazioni nemiche (era implicito quale obiettivo le fortificazioni della Linea Maginot).

 

La Rheinmettal accettò immediatamente l'incarico e si impegnò a realizzare l'arma richiesta. Venne immediatamente notato che una postazione fissa era eccessivamente vulnerabile e che sarebbe stata ottimale una piattaforma mobile che avesse permesso all'arma di spostarsi autonomamente. Si progettò quindi una piattaforma cingolata ad otto rulli di rotolamento per ospitare superiormente la bocca da fuoco.

 

Si posero subito due problemi: il primo riguardava il sistema di caricamento che si presentava eccessivamente difficoltoso e che quindi venne sostituito con uno di tipo tradizionale nel quale il caricamento avveniva dalla culatta; il secondo era rappresentato dalla piattaforma di sparo cingolata, che, se dava diversi vantaggi, rappresentava un ostacolo per la stabilità durante il tiro.

Questo problema si risolse dotando le ruote di rotolamento con appositi ingranaggi che disimpegnavano le sospensioni consentendo a tutta la parte inferiore del mezzo di appoggiare sul terreno dandole quindi una piattaforma di sparo assolutamente stabile.

 

Dal progetto si passò alla fase realizzativa della piattaforma che fu costruita in scala ridotta 1/10 e che rispose pienamente alle aspettative.

Il punto cruciale dell'intero progetto era quello di creare un'arma che potesse realmente danneggiare obiettivi pesantemente fortificati, specialmente protetti da opere in cemento armato.

 

 

Quindi il calibro definitivamente adottato fu 60 cm, ma una granata di quelle dimensioni a grande carica di esplosivo e dal peso relativamente contenuto aveva per forza di cose delle pareti piuttosto sottili e quindi l'effetto distruttivo doveva dipendere più dall'onda d'urto della detonazione che non dalla perforazione. Un tale tipo di granata non poteva certamente penetrare nel cemento come un proiettile perforante, poiché l'involucro sottile l'avrebbe fatta disintegrare al momento dell'impatto. Essa doveva così essere dotata di una spoletta ultrasensibile che avrebbe dovuto portare alla esplosione nell'attimo stesso in cui essa toccava la fortificazione da distruggere.

Sebbene non esistessero esperienze degli effetti delle granate sul cemento effettuati con 500 Kg. di esplosivo, ci si convinse durante la progettazione che con una granata dalle pareti robuste e quindi in grado di perforare almeno in parte il cemento (circa 2 o 3 metri) l'effetto distruttivo dovesse essere assai maggiore.

 

Era giocoforza costruire quindi un proiettile dalle pareti a grande spessore, ma poiché in un proiettile dall'ogiva pesantemente corazzata diveniva notevolmente maggiore la quantità di metallo impiegato rispetto all'esplosivo trasportato dal proiettile stesso sull'obiettivo, ne risultò nel corso degli studi un peso del proiettile di 2200 Kg. con una carica esplosiva di circa 240 Kg., il che corrispondeva solamente all'11 % del peso totale contro il 50% richiesto nella specifica iniziale. La profondità di penetrazione nel cemento fu stimata in 1,5·metri.

 

Nel 1938 in un incontro degli Ufficiali responsabili con i costruttori della Rheinmettal, furono approvati in blocco i piani di sviluppo della Ditta e venne convenuto che in data 1/3/1939 il primo pezzo doveva essere pronto per le prove di fuoco presso il Poligono di Tiro ad Hillersliben.

Come stabilito, all'inizio del 1939 al Poligono di Hillersliben fu approntata l'installazione che avrebbe dovuto ospitare il mortaio da 60 cm., ma dato che il tutto veniva preparato nel massimo segreto l'installazione fu del tutto particolare. Venne praticato nel terreno un profondo scavo in cui venne effettuata una gettata di cemento, venne quindi applicata sulla gettata una struttura con orecchioniere per sostenere il mortaio che venne infine applicato con un sistema di alzo semplificato; posteriormente vi era una gru che provvedeva ad imbragare e quindi depositare sul calcatoio il proiettile. Ma la parte più originale di tutta la costruzione consisteva nella capacità di poterla occultare alla vista di chiunque con una sovrastruttura fittizia in lamiera di ferro a forma di magazzino che poteva essere tolta con la massima facilità ogni volta che il mortaio doveva essere messo in azione.

 

 

Nel giugno 1939 con un ritardo assai esiguo sulla tabella di marcia fu effettuata la serie di prove balistiche che avrebbero portato all'accettazione dell'arma da parte dell'Esercito Tedesco. In primo luogo si voleva che il sistema di puntamento fosse il più sofisticato possibile in modo da consentire la distruzione dell'obiettivo sino dai primissimi colpi sparati mentre il campo di elevazione venne limitato a 50° 60°, non di meno perché si temeva una pericolosa serie di oscillazioni e non di più perché poteva venire compromessa la stabilità del complesso.

Comunque si fece di tutto per ottenere la maggiore stabilità possibile in quanto il proiettile doveva raggiungere l'obiettivo e penetrare con la migliore traiettoria possibile; inoltre il limitato campo di elevazione rendeva necessarie 4 operazioni di caricamento, giudicate decisamente troppe.

 

 

Risolti tutti questi problemi ne rimase un ultimo che riguardava il munizionamento in quanto a causa della bassa velocità di sparo la camera di scoppio era troppo corta rispetto al calibro; si risolse ciò usando una polvere granulare che venne realizzata anziché con un tipo a frammenti con un tipo a triturazione che si dimostrò la migliore. Vi furono anche varie difficoltà per il caricamento del bossolo e si aggirò l'ostacolo costruendo un vano cavo aperto all'indietro in cui veniva posta la carica e quindi chiuso con una base in metallo.

 

Rimaneva da definire lo scafo cingolato che venne realizzato come segue: lo chassis era diviso in tre scompartimenti comprendenti, sistema di trasmissione, motore e serbatoi, la costruzione era in corazza di acciaio spessa 12 mm. Il treno di rotolamento era composto di 8 ruote gommate per parte, ammortizzate da barre di torsione e neutralizzabili mediante ingranaggi durante il tiro, un secondo tipo di treno di rotolamento fu introdotto in seguito ed era composto da 11 ruote gommate che distribuivano meglio il peso del complesso sul terreno.

 

 

Il motore era stato ottenuto dall'adattamento di motori aeronautici, trasformazione avvenuta a cura della Daimler Benz che produsse tre esemplari a benzina e quattro diesel. In totale vennero costruiti 7 complessi completi di cui 6 entrarono in azione ed uno fu utilizzato per esperienze.

 

Occorreva ora dotare il semovente di un adeguato mezzo che fosse in grado di rifornirlo di proiettili con una certa celerità; per questo scopo venne appositamente modificato lo scafo del carro medio IV versione F. intervenendo sulla sovrastruttura, infatti anteriormente a destra e lateralmente sempre dallo stesso lato vennero applicate due finestrelle fisse dotate di cristallo di protezione che consentivano una ottima visibilità, anteriormente sulla piastra inclinata veniva generalmente poste le gratte di aggancio dei proiettili, superiormente al posto di guida vi era il gruppo elettrico che provvedeva a sollevare i proiettili, subito dietro ad esso vi era una gru in tubolare di acciaio dalla portata di 2,5 tonnellate la quale era abbattibile durante gli spostamenti, infine vi era il cassone completamente apribile che conteneva tre proiettili prelevabili dalia gru. Ogni mortaio da 60 cm aveva a disposizione un rifornitore Munitionsschlepper.

 

 

Per il trasporto senza smontare il pezzo in numerosi carichi ferroviari vi era a disposizione una coppia di carrelli speciali ognuno dei quali era a 5 assi ed aveva superiormente un attacco speciale che permetteva di sollevare e fissare il mortaio, inoltre in curva essi potevano far ruotare di alcuni gradi gli attacchi grazie a speciali snodi.

 

Il complesso era stato molto ben studiato, basti pensare che su ogni asse gravavano solamente 18 tonnellate il che permetteva un agevole trasporto su qualsiasi ferrovia senza che si verificassero inconvenienti di nessun tipo. La lunghezza totale da respingente a respingente era di 32 metri. Per non incappare nel fuori sagoma durante il trasporto su rotaia, il che avrebbe compromesso il passaggio del convoglio sotto i viadotti ed in galleria, veniva smontata la parte superiore contenente il freno di rinculo e le passerelle laterali con ringhierine venivano ribaltate, veniva anche rimosso il calcatoio.

 

 

 

Per il percorso su lunghi tratti stradali o nel caso in cui i ponti non avessero consentito il passaggio dell'arma intera, il mortaio poteva venire smontato come segue:

 

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Calcatoio e freno di rinculo superiore su di un carrello a quattro assi.

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Anima rigata e culatta su carrello a quattro assi.

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Orecchioniere e canna su carrello a quattro assi.

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Chassis completo su carrello a 6 assi.

 

Generalmente questi carrelli erano trainati da trattori ruotati Hanomag da 100 e 200 hp.

Per la messa in opera del complesso una volta che doveva essere rimontato veniva usata una gru speciale formata da due coppie di braccia verticali scorrenti su carrelli unite nella parte superiore da un longherone trasversale che incorporava anche il verricello; la portata totale della gru era di 35 tonnellate.

 

 

La velocità massima del fuoco era di 6 colpi all'ora.

 

La prima azione di fuoco avvenne, nonostante fosse stato progettato per battere la Linea Maginot, all'inizio dell'operazione Barbarossa dove fu impiegata una batteria articolata su due pezzi nella Regione di Rewa-Russka ed un'altra batteria su 4 pezzi per l'abbattimento delle opere fortificate di Brest-Litowsk. Ma le battaglie veramente importanti furono contro Sebastopoli e contro Varsavia.

 

 

Per quanto riguarda il successo dell'impiego al fronte del mortaio Karl, si può affermare quanto segue: durante la messa in postazione le condizioni del suolo dovettero essere accuratamente predisposte per evitare inconvenienti quali impantanamenti o sprofondamenti; il rumore molto alto ed inevitabile del motore da 580 hp. presentava ulteriori difficoltà, poiché esso rappresentava un chiaro avvertimento per i nemici in caso di attacco improvviso.

 

Link ad un filmato Youtube nel quale è documentato l'utilizzo

 

AI primo impiego l'effetto morale dei colpi ed anche quello materiale contro obiettivi in cemento corrispose perfettamente alle aspettative. La capacità di perforazione risultò essere nell'ordine dei 2 - 2,5 metri. Ottimo anche l'effetto del colpo che se anche non centrava perfettamente l'obiettivo riusciva in ogni modo a scalzare un bunker di cemento e rovesciarlo su di un fianco. L'unico serio inconveniente tecnico si ebbe a Brest-Litowsk dove l'innesco elettrico non funzionò a dovere.

 

 

Fu prodotto in soli 6 esemplari operativi (più uno per i test di sviluppo) che andarono ad armare la 833a divisione di artiglieria pesante (mot). ed avevano nomi evocativi mitologici: Adam, Eve (1 ° Batt.); Thor, Odin (2 ° Batt.); i pezzi del V e VI complesso erano denominati Loki e Ziu oltre al primo denominato Karl dal nome del generale Karl Becker che ne seguì lo sviluppo; in seguito si adottò anche una canna da 540 mm (mod. 041), al fine di aumentare la gittata massima completamente interscambiabile con la precedente.

 

 

Bibliografia