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Il Servizio Informazioni Militare (SIM) era la struttura di intelligence militare italiana i cui comandanti furono, dal periodo antecedente a tutta la Seconda Guerra Mondiale, il col. Mario Roatta, il gen. Giacomo Carboni e, dal settembre 1940, il gen. Cesare Amè.
Il gen. Cesare Amè Sin dalla sua costituzione, avvenuta nel 1925, la struttura diede spazio agli studi ed alle attività svolte a carpire i segreti negli stati balcanici confinanti con l’Italia. In questo quadro, la Jugoslavia era il primo bersaglio del SIM che, tramite informatori e tramite i propri crittografi, riuscì, sulla fine degli anni Trenta, a decifrare i codici dell’Esercito Jugoslavo. Tale successo risultò quanto mai decisivo all’inizio delle operazioni contro la Jugoslavia. La frontiera nord dell’Albania era la zona di confine con la Jugoslavia più a rischio al momento della dichiarazione di guerra. La regione dei laghi di Scutari e Ocrida e il Dibrano erano le zone più favorevoli ad una azione contro le difese italiane, estremamente deboli in quanto il grosso delle forze lottava contro l’esercito greco per respingerlo oltre i confini albanesi. In questo contesto si colloca l’azione di disturbo che operò il SIM. La conoscenza del codice di cifra jugoslavo, gli orari, i nominativi dei reparti e lo stesso carattere del gen. Simovic, il comandante in capo dell’esercito jugoslavo, studiato a lungo dal SIM, permisero di ideare e di mettere in atto un piano di notevole astuzia. Negli orari e con i codici in uso dal nemico, il 13 aprile furono trasmessi via radio i seguenti marconigramma: “Al Comando Divisione di Cettigne (direttrice Scutari). Le dipendenti truppe sospendano ogni azione offensiva e si ritirino in direzione di Podgorica organizzandosi a difesa. Generale Simovic”. Un medesimo marconigramma fu inviato con destinatario il Comando jugoslavo nella zona di Kukes.
Centro Trasmittente ad onde medie di Budrio (Bo) dedicato a Guglielmo Marconi, 1940 http://www.associazionemarconi.com/public/index.php Il servizio intercettazioni captava nella stessa giornata una comunicazione della Divisione Cettigne che richiedeva al Comando Superiore di Sarajevo la conferma del marconigramma ricevuto al mattino dal Comando di Belgrado. Solo due giorni dopo, dovuti agli ovvii accertamenti e controlli, il Comando di Sarajevo rispondeva con messaggio cifrato, subito decrittato dal SIM, che nessun ordine in merito alla ritirata su Podgorica era stato emanato dal Comando Superiore. Questo tempo però aveva permesso alle difese italiane di rafforzarsi e di far affluire rinforzi sulla linea di confine in modo da poter respingere gli attacchi che vennero portati e di essere pronti ad avanzare quando, per effetto del duplice attacco italiano e tedesco, la Jugoslavia si arrese subito dopo questi fatti.
Fonti http://gnosis.aisi.gov.it/gnosis/Rivista31.nsf/ServNavig/22 http://www.militarystory.org/jugoslavia-aprile-1941-la-beffa-del-sim/
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