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Link alla pagine dei disegni tecnici del Consolidated B-24 Liberator
Il procedere degli eventi avversi di guerra e delle incursioni alleate sulla penisola portarono alla cattura, da parte della Regia Aeronautica, di un B24, sicuramente uno dei più importanti bottini di guerra ottenuti durante la Seconda Guerra Mondiale e forse il primo di questo genere di velivoli dalle forze dell'Asse. L'unità, per la precisione, un Consolidated B24 D1 Liberator con sede a Benina (Libia) matricola 41-23659, apparteneva al 343rd Squadron/98 Bombardment Group della 9th Air Force, con primo pilota il ten.col. Daniel Story. Presentava la colorazione tipica delle superfici dorsale e laterale Sand 49 Neutral Grey FS30279 e per le superfici inferiori Sand 43 FS 36173. Il lato destro del muso porta il nome "Blond Bomber II” insieme ai simboli delle venticinque missioni.
Il 20 febbraio 1943, durante un'azione di bombardamento su Napoli, venne colpito dalla contraerea che ridusse un motore in cattive condizioni. Impossibilitato a rientrare in Libia, l'equipaggio decise per effettuare un atterraggio di emergenza a Malta. Al momento di sorvolare l'estrema punta sud-orientale della Sicilia, venne ingannato da alcuni segnali provenienti dal nostro campo di volo improvvisato situato a Pachino. L'aereo atterrò e s'impantanò nel fondo alluvionale, non appena l’equipaggio si rese conto dell'errore tentò, senza riuscirci, di ridecollare.
Mentre i nostri militari si accalcavano intorno all'aereo nemico, un membro dell'equipaggio cercò di distruggere l’apparecchio di puntamento Norden e l'autopilota che erano i dispositivi più interessanti a bordo. Link alla pagine dei disegni tecnici del Consolidated B-24 Liberator Pochi giorni dopo, l'aereo a terra fu oggetto di un attacco con risultati molto modesti da parte di aerei provenienti da Malta. I piloti del Comando dell'Aeronautica Militare Sicilia tentarono invano di spostarlo in maniera più sicura, ma senza successo: in rullaggio, e tralasciando le particolari caratteristiche del sistema di circolazione del carburante, si verificò una perdita di potenza ai motori. Vengono quindi chiamati in aiuto piloti e specialisti del Centro Sperimentale di Guidonia. Il 24 febbraio 1943 giunsero a Pachino e iniziarono a cimentarsi con l'aereo danneggiato, i segreti della sua potenza, le ridotte dimensioni dell'aeroporto.
Il 4 marzo decollò ai comandi del pilota Capitano Giovanni Raina, coadiuvato dall'ingegner Aldo Stagliano, però, a corto di carburante, dovette atterrare a Catania-Fontanarossa per fare rifornimento di benzina tedesca (la benzina italiana non era adatta ai motori degli aerei americani). Il 6 marzo lo stesso pilota decollò alla volta di Guidonia ma durante il viaggio, nonostante l'apposizione di una fascia bianca identificativa verso la coda, l'aereo venne fatto bersaglio dalle batterie antiaeree che provocano altri danni alla coda. A Guidonia il velivolo fu completamente riparato.
Nel frattempo, il velivolo venne incorporato nella Regia Aeronautica e ridipinto in verde oliva. I violenti bombardamenti del maggio 1943 a Napoli, all'idroscalo del Lido di Roma, al porto di Civitavecchia ed a Grosseto suggerirono che l'aeroporto di Guidonia era molto esposto. All'inizio di giugno, il B 24D viene decentrato a Foligno. Pochi giorni dopo tornò a Guidonia prima di compiere una visita di cortesia per due settimane in Germania, a seguito di ulteriori richieste tedesche. Il 19 giugno 1943 il Capitano Raina lo trasferì a Monaco di Baviera e il giorno successivo al Centro Sperimentale della Luftwaffe, a Rechlin: durante il viaggio, l'aereo portava accanto alle nostre insegne identificative il numero di serie I-RAIN.
I tedeschi furono molto gentili con i nostri avieri, permettendogli di provare a pilotare il bombardiere Heinkel He.177 e il Boeing B.17 della U.S. Army Air Force, catturato in Olanda dopo un atterraggio di fortuna. Dopo un volo di prova ai comandi del pilota Hans Werner Lerche e di solo personale tedesco a bordo, il "Blonde Bomber II" subì un incidente al momento dell’atterraggio per rottura del carrello. L'incidente, quasi certamente non intenzionale, provocò danni al carrello di atterraggio anteriore, immobilizzando l'aereo e impedendone il rientro in Italia. Link alla pagine dei disegni tecnici del Consolidated B-24 Liberator |