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Dopo le positive e fortunate gesta della 1a Guerra Mondiale, la Regia Marina continuò, con la convinzione della bontà dell’arma, a sviluppare i treni armati in funzione di difesa costiera nel periodo tra le due guerre. Le linee ferroviarie della penisola erano tali da permettere l’utilizzo dei treni armati quale ottimale sistema per la difesa dei principali porti da incursioni navali, in combinazione con le batterie fisse ed il naiviglio sottile destinato all’interdizione. All’epoca della guerra d’Etiopia (1935) vennero costruiti nuovi speciali vagoni armati con pezzi da 120 mm e da 152 mm in torri di tipo navale tra due ricoveri blindati, uno contenente il munizionamento e l'altro i servizi e gli alloggi dei serventi. Tali vagoni, in numero di 4, costituivano l’armamento di offesa dei treni armati che, su allarme, si disponevano sul binario di corsa lungo il litorale in posizione di tiro per intervenire contro le formazioni avversarie. Vagoni deposito munizioni (Santabarbara), carri servizi, carri direzioni tiro e carri con mitragliatrici antiaeree Breda mod. 31 da 13,2 mm completavano la struttura dei treni armati. Il movimento dei treni era assicurato da locomotive Gr. 735 FS o Gr. 740 FS, entrambe eroganti 980 CV e disposte ai due capi del treno onde permettere un immediato movimento nelle due direzioni, in grado d'imprimere al convoglio una velocità massima di 65 km/h. Allo scoppio della guerra, i 12 treni armati esistenti (9 armati a scopo antinave con 4 pezzi da 120/45 o 152/40 caduno e 3 a scopo contraereo armati con 4 o 6 pezzi da 76/40 o 102/35 caduno) erano pronti all'impiego in pieno assetto di guerra per concorrere alla difesa della costa e delle installazioni portuali e per contribuire alla difesa contraerea delle Piazzaforti Militari Marittime in collaborazione e dipendenza dai locali Comandi DICAT (Difesa Contraerea Terrestre): ognuno di essi era comandato da un tenente di vascello e l’equipaggio era composto da 2 ufficiali, 25 sottufficiali e 101 marinai circa. Treno armato in esercitazione sulla Riviera Ligure Essi erano così dislocati: Gruppo con base logistica a La Spezia e Comando operativo a Genova
Piano generale d'impiego dei treni armati della Liguria - ottobre 1939 Gruppo con base logistica a Taranto e Comando operativo a Palermo
Le principali azioni belliche dei treni armati durante la 2a Guerra Mondiale avvennero in Liguria, nel quadro delle operazioni del Fronte Alpino Occidentale. Il 14 giugno 1940 il T.A. 120/3/S di Albisola, tirò 93 granate da 120 mm contro una formazione navale francese formata da tre incrociatori e quattro cacciatorpediniere che intendeva bombardare alle prime luci dell'alba le installazioni portuali di Genova – Vado Ligure. La formazione francese venne anche attaccata dalla torpediniera Calatafimi che attaccò risolutamente a colpi di siluro. Svanita la sorpresa, individuata e disturbata, la squadra nemica si ritirò. Il 22 giugno, in appoggio all'attacco di terra portato dalle Divisioni di fanteria Cosseria e Cremona contro la zona fortificata francese di Mentone, fu richiesto l'intervento dei treni armati.
Treno armato in trafserimento sulla Riviera Ligure. Si può apprezzare la caratteristica mimetizzazione Il 120/2/S intervenne subito, prendendo posizione a Capo Mortola, dopo la galleria Hambury, impegnandosi contro le formidabili difese fisse e mobili del nemico. Quest'ultimo inquadrò ben presto il treno armato con tiri aggiustati. Il convoglio tirò, sotto il fuoco nemico ben 232 colpi nel giro di mezz'ora, finché venne colpito e si dovette ritirare in galleria con tre pezzi su quattro colpiti fuori uso, lamentando la perdita del comandante tenente di vascello G. Ingrao, medaglia d'oro al valore militare alla memoria, che cadde con cinque suoi marinai nel tentativo di staccare dal treno immobilizzato e mettere in salvo in galleria il carro Santabarbara. Il treno armato 120/2/S perdette in totale nell'azione otto uomini, mentre altri 14 rimasero feriti.
Il giorno successivo entrarono in azione i treni armati 120/1/S e 152/5/S, che spararono rispettivamente 150 e 208 colpi senza subire alcun danno dal tiro nemico. Vista ravvicinata di un vagone con pezzo scudato da 152 mm Cessate le ostilità con la Francia, il T.A.120/1/S fu inviato in Sicilia ed il T.A. 120/4/S in Calabria. Nell'aprile del 1941 il T.A. 152/3/T fu inviato a Porto San Giorgio in Abruzzo ed il T.A.152/5/T a Fano nelle Marche; nel maggio dello stesso anno il T.A. 120/3/S fu trasferito da Albisola a Porto Empedocle ed il T.A.152/1/T da Termini Imerese in Sicilia a Metaponto in Basilicata. Nel novembre dello stesso anno i due pezzi da 76/40 contraerei dei T.A.152/1/T, 2/T, 3/T e 4/T vennero sostituiti con due mitragliere Isotta‑Fraschini da 20 mm e con gli otto pezzi recuperati vennero costituiti due nuovi treni, i T.A.76/2/T e 76/3/T, armati ciascuno di quattro pezzi 76/40 e due mitragliere Breda Mod. 35 da 20/65, che vennero basati rispettivamente a Licata (Agrigento) e Mazara del Vallo (Trapani). A tutti i treni vennero create opportune sedi di ricovero nelle quali tenersi pronti a muovere con le locomotive in pressione, secondo i dettami ancora validi seguiti durante la prima guerra mondiale. Tra le sistemazioni, molta importanza avevano quelle relative al mascheramento ed alla protezione quando il treno non era in azione, visto che non sempre era possibile usufruire del riparo offerto dalle gallerie.
Vista completa di un carro con pezzo scudato e a sinistra carro osservatorio Verso il 1942 tutti i convogli armati vennero mimetizzati con vernici per renderli più confondibili col paesaggio circostante la zona di operazioni; si trattò pertanto di una colorazione del tutto priva di schemi e variabile da zona a zona. Nella stessa epoca la composizione dei T.A. da 152 mm fu variata con l’inserimento di nuovi carri servizi e di due carri pianali tipo P (a due assi) per le mitragliere da 20 mm e di un carro direzione tiro. Il «Marimobil» di Palermo venne trasferito a Messina alle dipendenze del Comando Marina di tale base per contribuire alla difesa della Sicilia, ormai direttamente minacciata, mentre i treni armati dislocati sulle coste della Calabria dipesero dal Comando Difesa di Taranto. Al 1 luglio 1943, i treni armati erano così dislocati: Comando operativo a Messina
Comando operativo a Genova
Durante lo sbarco alleato in Sicilia nel luglio 1943, i treni armati non poterono in alcun modo intervenire per la totale padronanza del cielo dell'isola da parte dell'aviazione nemica e vennero fatti saltare su ordine al momento della ritirata.
Treno armato distrutto in Sicilia nel 1943 I due gruppi vennero sciolti rispettivamente il 31 luglio e l'8 settembre 1943.
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