Medaglie d'oro in Africa
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CAPITANO

ALBANESE RUFFO GIUSEPPE

VIII° Battaglione Bersaglieri Corazzato

 

 

“Comandante di compagnia autoblinde in operazione esplorativa, trascinava il proprio reparto con ferma decisone e con l’esempio a breve distanza dai centri di resistenza avversari. Fatto segno ad intensa reazione di artiglieria, armi contro carro e automatiche, ordinava ai propri plotoni di prendere posizione al riparo di dune e proseguiva con la sua sola autoblinda verso l’avversario per obbligarlo a rilevare l’ubicazione e la consistenza delle difese. Colpito da proiettile di artiglieria che gli uccideva il primo pilota, dispostane la sostituzione, si portava ancora avanti. Colpito una seconda volta e ferito in più parti del corpo, con due morti a bordo, e la macchina immobilizzata, ordinava al marconista, egli pure ferito, di mettersi in salvo e rimaneva solo e deciso al sacrificio supremo per compiere interamente la sua missione col riferire per radio al proprio comandante superiore le notizie raccolte. Colpito in pieno per la terza volta immolava alla Patria la sua giovinezza eroica. Supremo esempio di coscienza, ardimento e di indomito valore.  Got el Ualeb, 29 maggio 1942”.

 

 

 

CAPITANO

BURRONI SIGFRIDO

I° Battaglione libico

 

“Soldato nell’animo, si è offerto in ogni guerra ed in ciascuna ha raccolto allori e versato sangue generoso. In Africa Settentrionale con reparto libico, nel deserto insidioso e in situazione difficile si eleva e sublima il suo anelare al bello ed eroico. Contro forze decisamente soverchianti in numero e mezzi, si avventa leoninamente, esempio efficace, simbolo di volontà inflessibile. Una prima ferita lo incita a maggior energia, una seconda lo piega; rifiuta sdegnosamente cure e intimazioni di resa e mentre tutto crolla accorre dove un pugno di superstiti ancora resiste. Una nuova ferita lo abbatte. Solo così l’avversario lo può catturare e, ammirato, curarne le gravi ferite che lo onorano.  Alam el Nibeiwa (Egitto),  9 dicembre 1940”.

 

 

TENENTE

COVA GIACINTO

8° Reggimento Bersaglieri

 

“Comandante di un plotone bersaglieri motociclisti, durante aspro combattimento, incitava i suoi dipendenti, con spirito sereno, calma e sprezzo del pericolo, ad opporre la più strenua resistenza all’avversario che con crescente violenza di fuoco reiterava i suoi attacchi. Nella impari lotta seguitane, conscio della gravità della situazione nemica, sempre più intensa, mirava a travolgere i difensori. Accortosi che l’avversario sostenuto da carri armati, era riuscito ad annientare la resistenza del suo reparto, già decimato da gravissime perdite ed infieriva sui feriti, si lanciava, con eroico slancio e spirito di sacrificio, al contrattacco con i pochi superstiti. Nel corpo a corpo seguitone, sopraffatto dal numero e dai mezzi, cadeva fulminato, stringendo nella destra una bomba che stava per lanciare. Fedele al proponimento manifestato ai suoi bersaglieri, di non arretrare anche di fronte al più irruente attacco nemico, chiudeva nobilmente la sua vita dedita al culto del dovere e della Patria.  Quota 186-Ridotta Capuzzo  15 maggio 1941”.

 

 

BERSAGLIERE

DI BATTISTA SETTIMIO

9° Reggimento Bersaglieri

 

“Nel corso di un attacco di mezzi corazzati, con due bottiglie incendiarie affrontava un primo carro che andava in fiamme. Gravemente ferito, con un supremo slancio, ne affrontava un secondo, ma dopo averlo immobilizzato veniva travolto da un terzo. Il suo eroico comportamento galvanizzava i suoi compagni di lotta che riuscivano a stabilire la situazione. Magnifico esempio di eroico ardimento e di supremo sacrificio per la Patria. Sidi Rezegh  25/26 novembre 1941”.

 

 

SOTTOTENENTE

FORMIS ACHILLE

8° Reggimento Bersaglieri

 

“Comandante in una sezione di cannoni anticarro, nel corso di operazioni di assedio e di attacco ad una munita piazzaforte, dava ripetute prove di ardire e di elevato spirito combattivo. Penetrato il suo battaglione nel cuore del sistema fortificato nemico, e fatto segno a violenti contrattacchi di mezzi corazzati e di preponderanti forze di fanteria, col tiro preciso delle sue armi, contribuiva efficacemente al successo ed al consolidamento delle posizioni conquistate. Resisi, per effetto della violenta reazione dell’artiglieria nemica, inefficienti due pezzi della sua sezione e caduti quasi tutti i serventi, con ardimento e decisione, pari alla gravità della situazione, continuava da solo a far funzionare l’unico pezzo rimasto efficiente, centrando e fugando alcuni mezzi blindati. Inceppatosi anche l’ultimo cannone, si lanciava alla testa di un pugno di eroi in un impari a corpo a corpo contro le forze avversarie. Ferito da una raffica di pistola mitragliatrice, esortava i superstiti a non preoccuparsi di lui,  li incitava con inesausto ardore all’ardua pugna, finchè colpito da una granata a mano cadeva da prode sul campo dell’onore. Fulgido esempio di ardimento e di valore personale, ferrea tempra di soldato e nobile figura di comandante.  Bir Scerif, 16/18 aprile 1941 – 2/3 maggio 1941”.

 

 

SERGENTE MAGGIORE

GAVIOLI KRUGER

VIII° Battaglione Bersaglieri Corazzato

 

“Sottufficiale di grande ardimento più volte partecipava volontariamente alle più rischiose azioni del battaglione. In azione di collegamento notturno tra reparti della divisione, scorte pattuglie nemiche che tentavano di penetrare nei nostri capisaldi, di iniziativa con la sua sola autoblinda affrontava l’avversario e con intenso fuoco delle armi e col movimento rapido ne ostacolava l’azione. Inceppatasi una delle armi ed esaurite le munizioni tornava a rifornirsene e successivamente si spingeva contro elementi corazzati nemici che tentavano di forzare i capisaldi ingaggiando con essi impari lotta. Malgrado l’intensa reazione avversaria, riusciva ad immobilizzare un’autoblinda nemica. Ferito una prima volta da un colpo controcarro persisteva imperterrito nell’azione. Colpito una seconda volta ed avuto immobilizzato lo stesso suo mezzo continuava a tenere sotto intenso fuoco i carri avversari finchè una terza salva di artiglieria schiattava la sua giovane vita votata alla Patria. Raccolto morente volgeva il suo ultimo pensiero al proprio reparto e al proprio comandante assicurandolo di avere compiuto il suo dovere. Quota 21 di El Alamein (Egitto), 18 luglio 1942”.

 

 

TENENTE

LA FATA FRANCESCO

10° Reggimento Bersaglieri

 

“Nell’attacco contro una munita posizione, guidava i suoi bersaglieri ai limiti delle postazioni avversarie. Ferito una prima volta, persisteva decisamente nell’assalto. Ridotto il suo plotone a un gruppo di eroi, attaccava più volte all’arma bianca. Contrattaccato sul rovescio e sui fianchi, circondato e ripetutamente colpito di baionetta alla bocca, al petto e alle spalle, continuava indomito ad infliggere gravi perdite all’avversario col lancio di bombe a mano. Al  nemico che lo invitava: “Vieni avanti bersagliere!” rispondeva: “Eccomi!” abbattendosi con cosciente e sublime olocausto della vita contro la siepe delle baionette nemiche. Luminoso esempio delle virtù eroiche di nostra stirpe.  Kef Zilia, Sud est, Serrat (Tunisia),  26 febbraio 1943”.

 

 

GENERALE DI DIVISIONE

MALETTI PIETRO

Raggruppamento Libico Maletti

 

“Comandante di un raggruppamento di truppe libiche, attaccato da forze corazzate preponderanti, con incrollabile fermezza ed imperturbabile calma disponeva i primi reparti alla resistenza, presente ove più ferveva la lotta e maggiormente imperversava il fuoco. Ferito, mentre dall’alto dei un autocarro impartiva ordini e dirigeva il fuoco sui mezzi nemici irrompenti nelle nostre linee, continuava nella sua azione di comando, acconsentendo, soltanto dopo vive insistenze, a farsi sommariamente medicare. Colpito una seconda volta si abbatteva al suolo agonizzante, e, pur presentendo imminente la fine, al suo capo di stato maggiore, accorso al suo fianco per soccorrerlo, ordinava di non curarsi della sua persona, ma di provvedere all’estrema resistenza e di contrattaccare alla baionetta appena esaurite le munizioni. Combattente di quattro guerre, più volte decorato al valore, chiudeva in tal modo la sua nobile esistenza tutta dedicata alla sua missione di soldato, aperta alla voce del dovere e del sacrificio, dedicata al culto della Patria. Alam el Nibeiwa (Egitto), 9 dicembre 1940”.

 

 

TENENTE

PADOVANI GIOVANNI

8° Reggimento Bersaglieri

 

“Comandante di una compagnia bersaglieri, nel corso di operazioni di assedio e di attacco contro munita piazzaforte, dava luminose prove di audacia e di valore personale: Primo  tra i primi, con impetuosa e travolgente azione, conquistava al nemico due ridotte, strenuamente difese. In un successivo contrattacco sferrato di notte dall’avversario con inaudita violenza di fuoco e con preponderanti forze blindate e di fanteria, veniva ferito ad una gamba, mentre incitava i dipendenti alla resistenza su una posizione avanzata particolarmente colpita e minacciata. Con fierezza d’animo rifiutava ogni soccorso e dava la precedenza ad un collega anch’esso ferito. Conscio della grave situazione delineatasi per effetto delle perdite subite dal suo reparto, con fiera decisione e sprezzo del pericolo si trascinava ove più ferveva la lotta, incitando i superstiti alla resistenza ad oltranza. Nel generoso tentativo di scagliare contro gli aggressori l’ultima sua bomba a mano, cadeva da prode ripetutamente colpito da arma bianca. Fulgido esempio di eroismo, di sublime virtù militare e di cosciente sacrificio. Bir Scerif, 16 aprile 1941 – Ras el Medauar 1/3 maggio 1941”.

 

 

TENENTE

REGAZZO GIUSEPPE

9° Reggimento Bersaglieri

 

“Chiesto ed ottenuto di assumere il comando di un reparto nella imminenza di operazioni di guerra, si offriva volontariamente di stabilire il collegamento con un reparto, di cui non si aveva notizia e, per quanto fosse notte e violenta l’azione delle artiglierie avversarie, riusciva nel generoso intento. All’alba rientrato nelle nostre linee dopo aver assolto il difficile compito, mentre apprestava i lavori di difesa di una importante posizione assegnatagli, veniva fatto segno di un attacco da parte di una forte colonna moto-carrozzata avversaria che muoveva velocemente, minacciando di travolgere e sommergere il nostro schieramento avvolgendolo di fianco. Incurante della sproporzione del numero e dei mezzi avversari, sprezzante del pericolo, allo scoperto, si prodigava nella difesa, dirigendo il preciso fuoco delle armi automatiche e sostituendosi ai capi-arma tiratori per meglio colpire il nemico. Ferito in più parti del corpo da raffiche di mitragliatrici non desisteva dalla lotta animando, con il suo atteggiamento, una leonina, efficace resistenza. Colpito a morte, al sergente che accorreva a sorreggerlo consegnava la pistola ed il binocolo per indicare che lo sostituiva nel comando ed ordinava: “Siamo Bersaglieri, resistete!” proprio mentre il nemico, dominato e battuto, ripiegava senza speranza di porre piede sul posto reso sacro dall’eroico luminoso sacrificio. Sidi Rezegh, 25/26 novembre 1941”.

 

 

SOTTOTENENTE

TOSCANO ORESTE

10° Reggimento Bersaglieri

 

“Comandante di un plotone di testa di un battaglione autotrasportato in ripiegamento, sottoposto al tiro di mezzi corazzati nemici, attaccato frontalmente e sui fianchi, balzava a terra e con lancio di bombe a mano muoveva all’assalto di autoblinde avversarie. Ferito da raffica di mitragliatrice alla mano sinistra, non desisteva dalla lotta, animando e rincuorando i dipendenti. Colpito una seconda volta da proiettile d’artiglieria che gli maciullava l’altra mano e lo feriva al viso, si fasciava il braccio per frenare l’emorragia e, agitando il moncherino insanguinato, gridava: “Avanti, Bersaglieri d’Italia”. Trasportato all’ospedale sopportava con superbo stoicismo l’amputazione dell’arto, intonando l’inno del corpo. Fulgido esempio di virtù militare. Ghemines – Agedabia, 5 febbraio 1941”.

 

 

CAPORALE

ZAMBONI AURELIO

9° Reggimento Bersaglieri

 

Tiratore di mitragliatrice, durante un attacco nemico e sotto violento fuoco di artiglieria, benchè gravemente ferito al capo da una pallottola, non abbandonava l’arma e rifiutando ogni cura continuava imperterrito a sparare. Ferito una seconda volta da una granata che gli squarciava una gamba e l’addome, con ammirabile stoicismo si faceva amputare, sul posto e con mezzi di fortuna, un braccio quasi stroncato. Visti i compagni contrassaltare l’avversario con lancio di bombe a mano, in un supremo sforzo raccoglieva l’arto amputato e lo scagliava contro il nemico gridando: “Non ho più bombe, ma eccovi la mia carne e che vi possa arrecare danno”. Spirava poco dopo per dissanguamento. Esempio di fulgido eroismo. Sidi el Breghish, Quota 211, 12/15 dicembre 1941”.

 

 

TENENTE COLONNELLO

ZAPPALA’ SALVATORE

51° Battaglione Carri M 13

 

“Figura fulgidissima di eroe che in tutte le guerre dal 1915 in poi ha dato continue prove di valore divenendo con la specialità carrista un esempio ed un simbolo. In terra d’africa, comandante di battaglione carri M 13, ricevuto ordine di attaccare una formazione corazzata avversaria operante sul fianco sinistro dello scaglione avanzato divisionale, nonostante l’inferiorità tecnica e numerica dei suoi carri, con meditata, disperata audacia, conscio del supremo sacrificio cui andava incontro per proteggere la colonna, impegnava a distanza ravvicinata la formazione nemica, riuscendo a trattenerla e dando in tal modo la possibilità alla divisione di proseguire la marcia. Impavido sotto l’implacabile fuoco delle artiglierie nemiche, sebbene gravemente ferito, persisteva eroicamente nell’impari lotta, fino a che, colpito a morte, cadeva sul campo fra il rogo di ben undici dei suoi carri. El Dabà (Egitto), 30 giugno 1942”.