La mia guerra
Home Dedica Cosa è HistoricaLab.it La guerra La simulazione Riconoscimenti Note giuridiche

 

Home
Su

 

Giugno 1944 : in un lager tedesco (Bocholt : Stammlager VI F) un gruppo di ufficiali italiani decide di far sapere con chiarezza come la pensa. Un giovane sottotenente, delegato dai commilitoni, dà l'attenti e grida "Saluto al Re!". Subito gli altri ufficiali rispondono con il fatidico "Viva il Re!".

Coraggio, onore e dignità si compendiano nell'episodio citato, che vide protagonista Franco Forlani, già Capogruppo A.N.A. (Associazione Nazionale Alpini) di Molinella (BO), che ora  ha una cicatrice in mezzogli occhi : fu il “regalo” che ricevette dai carcerieri tedeschi, i quali lo frustarono senza risparmiare i colpi…

Osservando la pianura bolognese, là dove il Reno si fa vicino, non è facile immaginare una penna nera che sbuca dalle nebbie e cammina tra i filari dei pioppi.

E invece proprio da San Pietro Capofiume, frazione di Molinella, partì nel 1941 un giovane destinato a vestire la divisa di ufficiale dell’artiglieria alpina. 

Stiamo parlando di Franco Forlani, che dopo l’avventura bellica si laureò in Scienze Agrarie e divenne “penna bianca”, raggiungendo il grado di Tenente Colonnello.

E di avventura, irta di rischi e di pericoli, si trattò davvero!

Superato il duro addestramento della  Scuola Centrale Militare di Alpinismo ad Aosta e della Scuola Allievi Ufficiali di Complemento a Bra (CN), il giovane Sottotenente fu assegnato alla 19 a  batteria del Gruppo “Vicenza” (2° Reggimento Artiglieria Alpina, Divisione “Tridentina”) ed inviato in Russia con il suo reparto. Dopo aver partecipato alle azioni belliche del 1942, Franco Forlani si trovò coinvolto nella tragica ritirata, durante la quale si prodigò oltre ogni limite per salvare i propri commilitoni.

Il Capitano Giacomo Veglia , caduto a terra con un femore fracassato, così scrive : “Nessuno si curò di me; solo dopo qualche istante sopraggiunse di corsa il Sottotenente Forlani…che, come mi vide, sordo ai miei inviti di salvare se stesso, tornò indietro per raccogliere un elmetto da mettermi in capo, si pose al mio fianco facendomi scudo con il suo corpo…attese una slitta, fermò un mulo spaventato, mi caricò sulla slitta e, messosi alla briglia del mulo, iniziò una corsa che durò mezz’ora, portandomi in salvo. Più tardi, unico ufficiale del Com. Gruppo, seppure stremato, portò per tredici giorni avanti il reparto, fino alla salvezza”.

Crediamo che le parole del Capitano Veglia non necessitino di commento.

Un ufficiale valoroso come Forlani, decorato di Croce di Guerra al Valor Militare, non poteva mancare agli appuntamenti successivi, e soprattutto a Nikolajewka, ove diede il suo contributo al vittorioso esito di quella battaglia, rischiando ancora una volta la propria vita.

Rientrato in Italia, finì al campo contumaciale di Dobbiaco  e, dopo l’8 settembre, fu internato in Germania per aver rifiutato di collaborare con i Tedeschi.

Il periodo trascorso nei lager nazisti fu terribile, ma Franco Forlani seppe superare anche quella prova, fedele ai principi di onore e dignità che sempre lo avevano ispirato e sostenuto.

Giunse poi, finalmente, l’alba più attesa : quella del giorno in cui, assieme agli altri prigionieri, riassaporò il piacere incomparabile della libertà, preludio all’ agognato, anche se difficoltoso, rientro in Italia, per riabbracciare i suoi cari e rivedere il paese natale.

Limpido e scorrevole, il libro che Forlani ci ha regalato a 60 anni dalla sua partenza per la Russia, si legge d‘un fiato e ci induce a riflettere sulla testimonianza preziosa di un’ autentica penna nera, capace di non dimenticare il sorriso e l’ironia anche nelle circostanze più tristi e dolorose.

Quel sorriso e quell’ironia che può permettersi solo chi ha la serena coscienza del dovere compiuto fino in fondo, senza nulla chiedere in cambio dell’eroismo concretamente vissuto. Senza retorica e con la semplicità d’animo che solo i veri uomini riescono a conservare nel tempo.

Mario Gallotta

 

Copyright © 2002 Mario Gallotta

Tutti i diritti riservati.

Se volete riprodurre o distribuire, anche in parte,

il contenuto di questo articolo inviate una email.

xxxxxxxxxxxxxxxxx