|
Il 27 luglio 1214, presso il ponte di Bouvines, a ovest di Tournai, nella contea delle Fiandre, si combatté una battaglia che coinvolse gran parte dei maggiori principati dell'Europa occidentale. Filippo II (1165-1223), re di Francia, sconfisse un esercito alleato guidato dall'imperatore del Sacro Romano Impero Ottone IV di Brunswick (1180-1218 circa). Per i partecipanti, la battaglia di Bouvines fu un conflitto mondiale, poiché vi presero parte quasi tutti i potenti dell'Europa nordoccidentale, con Papa Innocenzo III, il principe vescovo Elugh de Pierrepoint di Liegi e il re Giovanni d'Inghilterra che attendevano con ansia i risultati. Fatta eccezione per le battaglie delle Crociate, nessuna battaglia medievale può essere paragonata a Bouvines per portata e partecipazione europea. Da una parte combatteva Ottone IV di Brunswick, l'imperatore del Sacro Romano Impero, con i suoi baroni – i conti di Tecklemburg, Katzenellenbogen e Dortmund – e i loro eserciti. Insieme a Ottone c'era Guglielmo, conte di Salisbury, fratellastro del re Giovanni d'Inghilterra. Guglielmo “Long Sword”, come era conosciuto, era al comando delle truppe inviate dall'Inghilterra. Anche Ferdinando di Portogallo, conte di Elanders ed Elainault, combatté alla testa delle sue forze di cavalieri e fanti, e a lui si unirono molti altri nobili ribelli francesi, tra cui Reginaldo di Dammartin, Conte di Boulogne, e Hugo, barone di Boves. A Bouvines erano presenti anche Willem, Conte d'Olanda, Hendrik I, Duca di Brabante, e i conti di Limburgo e Lorena, con molti conti minori, duchi e nobili, "uomini bellicosi, esperti in questioni militari", agli occhi del cronista inglese contemporaneo Ruggero di Wendover. Erano fronteggiati dal re Filippo II di Francia, passato alla storia come Filippo Augusto, cognome datogli dal suo biografo, Guillaume le Breton. Lo storico Clarius più tardi elogierà Filippo come "il re più vittorioso, che come figlio della Santa Madre Chiesa si erge a difensore e protettore del cattolicesimo". Filippo e il suo esercito furono sostenuti dal Papa e dal principe vescovo di Liegi, che inviò sue truppe a combattere a fianco dei francesi. Entrambi gli eserciti avevamo tra le loro file forze di cavalleria, con forse fino a 1200 cavalieri che combattevano con le forze francesi e 1500 con gli alleati. Tuttavia il numero della fanteria superava di gran lunga quello della cavalleria; nell'esercito fiammingo il loro totale potrebbe essere stato più di quattro volte quello della cavalleria. Sembra che anche le forze alleate fossero più numerose di quelle francesi, anche se non di molto.
Le cause del conflitto
Ciascuno degli alleati aveva le proprie ragioni per opporsi a Filippo Augusto nella guerra che si concluse con la battaglia di Bouvines. La ragione di Re Giovanni era probabilmente la più semplice: Filippo aveva conquistato le terre inglesi in Francia da quando era tornato a casa dalla Terza Crociata nel 1191. Il tentativo di riconquistare queste terre era costato la vita al fratello maggiore di Giovanni, Riccardo Cuor di Leone, nel 1199 durante l'assedio di Chalus. Una sconfitta di Filippo restituirebbe queste terre alla corona inglese. Ottone IV era più in contrasto con il Papa che con Filippo. Incoronato da Innocenzo III imperatore del Sacro Romano Impero nel 1209, confermando la sua elezione a re di Germania l'anno prima, Ottone si guadagnò rapidamente l'ira di Innocenzo rivendicando e poi attaccando il Regno di Sicilia. Il Papa scomunicò prontamente l'Imperatore, liberando i baroni tedeschi dalla sua fedeltà e incitando i suoi nemici alla ribellione. Il sostituto suggerito da Innocenzo era Federico di Hohenstaufen. Da quattro anni la ribellione era andata sempre più crescendo contro Ottone. Opporsi a Filippo, che era sostenuto dal Papa, fu un mezzo per Ottone per riconquistare la sua credibilità come sovrano della Germania. Per quanto riguarda infine i principi francesi che si opposero al loro re, è difficile individuare la causa principale della loro ribellione. Certamente la forza di Filippo Augusto come sovrano limitava la sovranità di tutti i suoi baroni. Alcuni dei più potenti si sentivano abbastanza indipendenti da opporsi al loro re. Ferdinando del Portogallo, nonostante fosse conte di Fiandra e Hainault per il suo matrimonio con la contessa Giovanna di Costantinopoli, nel 1212, era il più forte di questi, e quindi assunse il ruolo di capo dei ribelli. La sua particolare mancanza di rispetto per il re fu dimostrata nel suo rifiuto di accompagnarlo nell'invasione dell'Inghilterra nel 1213, poiché un simile comportamento sarebbe stato economicamente dannoso per le industrie tessili delle sue contee. Pertanto era logica un'alleanza con il re Giovanni d'Inghilterra, Ottone IV di Brunswick e altri signori francesi ribelli.
La campagna
Il giorno prima della battaglia, l'esercito di Filippo Augusto si trovava a Tournai, 20 km a est di Bouvines. Sebbene Tournai si trovasse nella contea delle Fiandre, i cittadini avevano scelto di non ribellarsi al re. A Tournai, Filippo Augusto e i suoi baroni tennero un consiglio di guerra. Erano determinati a marciare verso l'esercito alleato e a cercare di portarlo in battaglia il prima possibile. Ma erano anche determinati a trovare un terreno favorevole su cui combattere. Gli alleati iniziarono la giornata di battaglia a soli 12 km a sud-est dei francesi, a Mortagne. Secondo il cronista francese detto il Menestrello di Reims, solo a Mortagne i capi alleati vennero informati della vicinanza dell'esercito francese e nel sentire questa notizia si rallegrarono perché "credevano di averli nella loro rete". Fiduciosi di poter sconfiggere facilmente i francesi, gli alleati si preoccuparono solo di combatterli e non di dove si sarebbe svolta la battaglia o se il terreno sarebbe stato loro favorevole. A Bouvines Filippo trovò il terreno favorevole che cercava. Si fermò dall'altra parte del ponte sul fiume Marcq a Bouvines, vicino alla strada romana su cui marciava il suo esercito. Nella piccola chiesa di Bouvines, il re celebrò la messa con i suoi baroni, "completamente armati" e preparati alla guerra. Poi si rivolse loro con le parole registrate dal menestrello di Reims: "Signori, voi siete tutti i miei uomini e io sono il vostro Sire... vi ho amato molto e vi ho dato grandi onori e vi ho dato gran parte di ciò che era mio. Non vi ho mai fatto torto o deluso, ma vi ho sempre guidato giustamente. Per l'amor di Dio, vi prego tutti oggi di proteggere il mio corpo e il mio onore, e anche il vostro. E se pensate che la corona sarebbe meglio servita da uno di voi, sono d'accordo e lo voglio di buon cuore e di buona volontà.' I baroni francesi risposero: "Sire, per l'amor di Dio, non vogliamo altro re all'infuori di te. Cavalca coraggiosamente contro i tuoi nemici, siamo pronti a morire con te.” Quindi lasciarono la chiesa, spiegarono i loro stendardi, incluso l'Orifiamma.
La disposizione delle forze sul campo
La Relatio Marchianesis de pugna Bouvinis, probabilmente il più antico resoconto della battaglia e scritto da un testimone oculare o da resoconti di testimoni oculari, riporta che Filippo dimostrò un'importante caratteristica di buon comando generale, l'umiltà, un tratto che non fu duplicato nei comandanti delle forze nemiche: "Vedendo che i suoi avversari lo inseguivano terribilmente, come cani infuriati, e tenendo presente anche che non poteva ritirarsi senza troppo disonore, [Filippo] ripose la sua speranza nel Signore e divise il suo esercito in scglioni militari come è consuetudine per chi sta per combattere.” La sua era una strategia calcolata: Filippo si rese conto che il terreno di Bouvines - una vasta area pianeggiante circondata da fiumi e paludi - gli offriva numerosi vantaggi e schierò il suo esercito in tre scaglioni, ciascuno con cavalleria e fanteria. Ancora, l’autore della Relatio Machianensis scrive: “I cavalieri e gli ausiliari, armati e disposti in scaglioni ordinati, si prepararono in tutta fretta alla battaglia. Gli ausiliari stringevano le briglie dei cavalli. L'armatura brillava allo splendore del sole e sembrava che la luce del giorno fosse raddoppiata. I vessilli si spiegavano ai venti e si offrivano alle correnti; presentavano agli occhi uno spettacolo delizioso. L'esercito alleato inseguiva i francesi ad un passo molto veloce. Naturalmente la cavalleria cavalcava davanti. Quando i loro comandanti seppero che i francesi si erano fermati a Bouvines, il loro ritmo aumentò ancora di più. Ciò allungò ancor di più l'esercito alleato. Uno storico moderno, J.F. Verbruggen, stima che la lunghezza della colonna alleata potrebbe aver raggiunto i 10 km. La saggezza militare avrebbe suggerito che l’avanguardia fiamminga rallentasse la marcia e aspettasse che il resto delle forze alleate la raggiungesse. Ciò avrebbe ricompattato l'intero esercito alleato, consentendogli così di sfruttare la propria superiorità numerica. Ma non venne seguita questa strada più cauta. Invece, formarono le proprie unità e marciarono sul campo. Una seconda parte dell'esercito si unì a Bouvines prima dell'inizio della battaglia, ma durante il suo svolgimento continuarono ad arrivare altri soldati alleati, alcuni dei quali non raggiunsero il campo fino alla fine del combattimento. L'ala sinistra degli alleati, composta principalmente da cavalleria fiamminga e di Hainault, sotto la guida di Ferdinando del Portogallo, affrontò l'ala destra francese composta da cavalleria pesante supportata da cavalieri più leggeri, guidata dal duca di Borgogna e dal conte di Champagne. Al centro delle forze alleate c’era l’imperatore Ottone, i suoi baroni tedeschi e la loro cavalleria e fanteria. Affrontarono il corpo principale di Filippo Augusto, anch'esso sia di cavalleria che di fanteria, comandato dal re stesso. Infine, sull'ala destra degli alleati, Reginaldo di Dammartin e Guglielmo Long Sword comandavano i propri reaprti e anche diversi gruppi di mercenari i cui servizi erano stati acquistati con denaro inglese. Anche se è noto che in questa divisione c'era la cavalleria, sembra che fosse composta principalmente da fanteria, il cui numero aumentò durante la battaglia con l'arrivo dei soldati di fanteria alleati, essendo quest'ala più vicina alla strada. Questi soldati affrontarono un'ala sinistra francese composta sia da cavalleria che da fanteria e guidata, tra gli altri, dai conti di Ponthieu e Dreux e dal vescovo di Beauvais.
La battaglia La battaglia di Bouvines iniziò con uno scontro tra la sinistra alleata e la destra francese. Questo avvenne sotto forma di una carica di cavalleria simultanea – cavallo contro cavallo, lance appoggiate – come se si stesse combattendo un torneo corpo a corpo. Ancora una volta, la Relatio Marchianensis fornisce il miglior resoconto: "Il primo scaglione francese attaccò i Fiamminghi con virilità, spezzando i loro scaglioni tagliandoli nobilmente, e penetrò nel loro esercito con ogni movimento impetuoso e tenace". Come spesso accadeva in questi combattimenti cavallo a cavallo, il combattimento finì abbastanza rapidamente; continua la Relatio Marchianensis: «I Fiamminghi, vedendo ciò e sconfitti nel giro di un'ora, voltarono le spalle e subito si diedero alla fuga». In questa fase della battaglia, l'esperta cavalleria francese sembra aver dovuto affrontare poca concorrenza da parte delle sue controparti. Nessuna fanteria risulta coinvolta in questo combattimento. Mentre alla sua destra si svolgeva la battaglia di cavalleria, Filippo Augusto ritardò il proprio attacco. Ancora una volta si può osservare in questa decisione la sua esperienza militare e la sua qualità di comandante. Aveva disposto la sua fanteria davanti alla cavalleria e, come tale, sapeva che una posizione difensiva era preferibile ad una posizione offensiva. Tuttavia, l'imperatore che lo affrontò non era disposto ad attendere l'esito dei combattimenti al suo fianco. Caricò incautamente la linea francese. Inizialmente, i tedeschi schiacciarono le truppe francesi, l'energia della carica fece addirittura cadere il re dalla sella. Ma le linee francesi ressero; non si sfaldarono né fuggirono. Guillaume le Breton, che probabilmente fu anche testimone oculare della battaglia, racconta l'accaduto: «Mentre i francesi combattevano Ottone e i tedeschi, i fanti tedeschi che erano andati avanti raggiunsero improvvisamente il re e, con lance e uncini di ferro, lo gettarono a terra. Se le eccezionali virtù della speciale armatura in cui era racchiuso il suo corpo non lo avessero protetto, lo avrebbero ucciso sul colpo. Ma alcuni dei cavalieri che erano rimasti con lui, insieme a Galone di Montigny che sventolò ripetutamente lo stendardo per chiedere aiuto e Pietro Tristano che di sua iniziativa scese dal destriero e si mise di fronte ai colpi per proteggersi il Re, distrusse e uccise tutti quei sergenti a piedi. Il re balzò in piedi e montò a cavallo più agilmente di quanto chiunque avrebbe ritenuto possibile. Dopo che il re fu rimontato e la folla che lo aveva abbattuto fu tutta distrutta e uccisa, il battaglione del re ingaggiò lo scaglione di Otto. Poi cominciò la meravigliosa mischia, l'uccisione e il massacro da parte di entrambi gli schieramenti di uomini e cavalli mentre tutti combattevano con meravigliosa virtù.' Alla fine, l'attacco tedesco si esaurì, con la fanteria francese, supportata dalla cavalleria schierata come riserva, che riconquistò il terreno perduto e poi si spinse sugli avversari per farli a pezzi. Nel bel mezzo dello scontro, il cavallo di Ottone fu ferito e, voltando le spalle al combattimento, fuggì portando con sé l'imperatore. Anche la seconda fase della battaglia era andata ai francesi. Più o meno nel periodo in cui la prima fase della battaglia stava finendo, e poco dopo l'inizio della seconda fase, iniziò la terza fase. Ancora una volta, gli alleati presero l'iniziativa, caricando con la loro ala destra contro la sinistra francese. E, rinforzati dal costante arrivo della fanteria, continuarono a combattere molto tempo dopo che le altre due divisioni alleate si erano divise e fuggivano. I combattimenti qui furono molto più equilibrati, facendo sì che Guillaume le Breton ammirasse i comandati alleati: Il Conte Reginaldo di Boulogne, che era stato continuamente nella mischia, combatteva ancora così forte che nessuno poteva sconfiggerlo o vincerlo. Stava usando una nuova arte di battaglia: aveva disposto una doppia fila di fanti ben armati, stretti l'uno all'altro in cerchio a modo di una ruota. All'interno di questo cerchio c'era un solo ingresso attraverso il quale entrava quando voleva riprendere fiato o veniva spinto troppo forte dai suoi nemici. Lo ha fatto diverse volte». Tuttavia, alla fine, quando questi soldati francesi iniziarono a ottenere rinforzi dalle altre due divisioni vittoriose, gli alleati rimasti sul campo – alcuni cavalieri con molta più fanteria – iniziarono a stancarsi e indebolirsi. Tuttavia, solo dopo che il cavallo del Conte di Boulogne fu ucciso sotto di lui, intrappolandolo nella caduta, cessarono finalmente di combattere. Secondo Guillaume le Breton, in quel momento rimanevano al suo fianco solo sei cavalieri. Gli altri alleati erano fuggiti o si erano arresi.
Conseguenze
Sorprendentemente, nonostante la durata dello scontro e il numero di coloro che combatterono nella battaglia di Bouvines, si dice che siano stati uccisi solo 169 alleati e due cavalieri francesi, suggerendo la resistenza dell'armatura del tempo. Fonti contemporanee non registrano cifre relative alle morti della fanteria, ma si suggerisce che anche loro, altrettanto ben corazzati, ne persero solo pochi. Molti altri furono catturati e avrebbero visto l'interno delle segrete di Filippo, tra cui cinque baroni - Ferdinando di Fiandra, Guglielmo, Conte di Salisbury, Reginaldo di Boulogne, Guglielmo d'Olanda e l'anonimo Conte di Tecklemburg - altri 25 nobili e 139 cavalieri. Ferdinando fu liberato solo nel 1227. L'imperatore Ottone IV di Brunswick, Hendrik di Brabante e Ugo di Boves riuscirono a fuggire, ma per Ottone IV e Ugo di Boves fu solo una breve tregua. Con la sconfitta di Bouvines, Ottone IV aveva perso ogni credibilità come imperatore. Innocenzo III e i principi tedeschi che si opponevano agli Ottoni avevano avuto ragione nella "prova della battaglia". Sebbene abbia tentato di riconquistare la sua precedente posizione, Ottone scoprì rapidamente che i suoi ex alleati tedeschi si erano rivoltati contro di lui. Federico II ora non trovò alcuna opposizione all'ascesa al trono tedesco. Ottone IV, sapendo che, se catturato sarebbe stato giustiziato sommariamente, visse latitante per quattro anni, protetto da amici, finché morì per cause naturali nel 1218. Ugo di Boves non visse nemmeno così a lungo. Cercando di raggiungere la salvezza a Londra dopo la battaglia, si dice che sia naufragato in mare durante una tempesta nella Manica e sia annegato. Le perdite inglesi furono più geografiche. Dell'impero angioino, un tempo grande in Francia, Giovanni riuscì a mantenere solo la Guascogna, e anche solo a malapena, ponendo così le basi per la Guerra dei Cent'anni, iniziata più di un secolo dopo |