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Le artiglierie del Regio Esercito Italiano venivano classificate, a seconda del loro impiego tattico, in:
Le artiglierie leggere divisionali dovevano agire contro bersagli animati ed potevano essere a traino meccanico, motorizzate, ippotrainate o someggiate. Queste artiglierie, a cui era richiesta la massima tempestività di intervento vicino alla fanteria su ogni tipo di terreno, dovevano essere mobili e maneggevoli. Le artiglierie di corpo d'armata, completamente motorizzate, erano dotate di minor mobilità delle leggere, ma erano più potenti e la loro azione, sia contro bersagli animati che contro bersagli resistenti, aveva il compito di integrare le artiglierie divisionali, svolgendo inoltre tiri di controbatteria. L’artiglieria di armata, caratterizzata da grande potenza e limitata mobilità, era idonea soprattutto all'interdizione lontana, ma poteva rafforzare anche la controbatteria e lo spianamento (prioritariamente assegnato alle artiglierie divisionali). Poteva inoltre intervenire dove occorreva ottenere effetti materiali e morali particolarmente importanti e decisivi e dove occorreva battere obiettivi fortificati molto lontani e defilati. Le artiglierie contraerei, in postazione fissa per le esigenze della difesa contraerei territoriale o mobili per la difesa delle truppe operanti, dovevano colpire gli aeroplani per ostacolarne la loro azione. Le artiglierie costiere, in postazione fissa scudata o allo scoperto, autocarrate o su installazione ferroviaria, avevano come obiettivo la difesa della costa da incursioni nemiche e dai possibili tentativi di sbarco da parte delle truppe nemiche. Le batterie da posizione confinali, allo scoperto o protette sotto cupole corazzate o in postazioni in casamatta ed inquadrate in forti e batterie, erano utilizzate nella copertura delle zone di confine e svolgevano ruolo simile all’artiglieria di corpo d’armata o d’armata in caso di avanzata oltre confine. In relazione al calibro si distinguevano in:
I cannoni erano a tiro teso, dotati di grande velocità iniziale, idonei a battere bersagli scoperti, verticali, con profondo spazio battuto dalle pallette degli shrapnel, che sfruttavano il tiro nel primo arco della traiettoria. Gli obici erano adatti al tiro curvo, in modo tale da poter colpire bersagli mediamente defilati. I mortai consentivano un tiro molto arcuato ed erano specialmente indicati per battere bersagli orizzontali addossati ad ostacoli o per tirare da posizioni defilate, situate in prossimità di forti elevazioni del suolo.
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