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COSTITUZIONE E FORMAZIONE DEGLI ADRA IL BATTESIMO DEL FUOCO PER GLI ADRA
COSTITUZIONE E FORMAZIONE DEGLI ADRA
La Regia Aeronautica aveva iniziato, nella metà del 1942, la realizzazione di propri "reparti speciali" mediante la costituzione del I Battaglione d'Assalto Paracadutisti e del Battaglione Riattatori Loreto con la prospettiva di un loro impiego nell'Operazione C3, la prevista occupazione di Malta, alla quale la Regia Aeronautica aveva ritenuto di dover fornire un proprio "terrestre". I due reparti, che nel novembre 1942 sarebbero stati riuniti nel Reggimento d'Assalto Amedeo d’Aosta, avrebbero dovuto concorrere alla conquista ed al presidio degli aeroporti dell'isola ed al ripristino delle loro infrastrutture, garantendone l'agibilità durante le fasi di afflusso delle truppe aerotrasportate della forza d’invasione dell’isola. Nel contempo, lo Stato Maggiore della Regia Aeronautica aveva anche individuato nelle azioni di sabotaggio un modo idoneo a colpire il potenziale aereo nemico, portando l’offesa entro le basi dove carenze tecniche impedivano ai velivoli nazionali di colpire gli apparecchi nemici: i bombardieri italiani avevano un limitato raggio d'azione, ad eccezione dei soli Piaggio 108B costituenti la 274° Squadriglia Bombardamento a Grande Raggio. La costituzione del Battaglione Arditi Distruttori, avente quale compito primario l’azione in pattuglie di una decina di elementi che avrebbero dovuto effettuare missioni di sabotaggio con esplosivi, avvenne però solo nel febbraio 1943, sette mesi dopo l'emanazione della circolare che ne stabiliva la nascita. Così come per gli altri "reparti speciali" della Regia Aeronautica, anche per l'ADRA si ebbe un notevole di volontari tale quindi da permettere una buona seleziona degli aspiranti arditi. Particolarmente curato fu l'addestramento, con molte specializzazioni quali la preparazione atletica, la lotta giapponese, il nuoto, la scherma di pugnale, il tiro con varie armi; un addestramento particolare, ovviamente, venne impartito nel maneggio degli esplosivi tramite la frequenza di un apposito corso presso la Scuola Guastatori del Genio, nei pressi di Civitavecchia. Un addestramento tendente quindi a formare uno specialista polivalente in grado di superare tutti gli inconvenienti che potrebbero impedire il raggiungimento della missione e, laddove l'obiettivo fosse venuto meno, in grado di operare su obiettivi alternativi con un disturbo del nemico tale da costringerlo all'impiego ed alla dispersione di rilevanti forze. Inizialmente inquadrato nel Reggimento Amedeo d'Aosta, il Battaglione diventa subito dopo autonomo e passa alle dirette dipendenze dello Stato Maggiore Aeronautica per compiti speciali. All’inizio dell’estate del 1943 conta poco più di 300 uomini (14 ufficiali, 24 sottufficiali e 270 uomini di truppa), al comando del capitano Araldo De Angelis che lo avrebbe passato poi al tenente colonnello pilota Edvino Dalmas, già comandante del I Battaglione Paracadutisti della Regia Aeronautica, particolarmente distintosi in azione in Tunisia. Il Battaglione si articolava su 3 compagnie ed un plotone comando; ogni compagnia era strutturata su 9 squadre di 9 uomini di truppa più un graduato. All'inizio dell'estate 1943 era stato disegnato un distintivo ovale che avrebbe dovuto essere applicato sul petto che, seppur privo della prescritta omologazione, venne adottato dal Battaglione. Ardito in uniforme da combattimento La tenuta da combattimento era costituita da una combinazione mimetica corredata dell'elmetto da paracadutista con soggolo e paranaso, ginocchiere e stivaletti da lancio. L'armamento individuale era composto da pistola Beretta cal. 9, moschetto automatico Beretta (MAB) con caricatore da 40 colpi, pugnale, bombe a mano. Completavano l'equipaggiamento l'utensileria da artificiere (capsule per accensione, miccia lenta e rapida), una bussola in plastica a tenuta d'acqua e fosforescente, un fischietto per il riconoscimento, tre razioni di viveri ad alto contenuto calorico, una borraccia d'acqua; altra acqua era contenuta, insieme ad ulteriori provviste alimentari, in speciali aerorifornitori lanciati in contemporanea con gli uomini.
IL BATTESIMO DEL FUOCO PER GLI ADRA
Nella avanzata primavera del 1943, il Battaglione aveva ultimato l'addestramento generale, e 60 elementi erano "pronti all'impiego". Il loro impiego contro il nemico ebbe luogo nel mese di giugno 1943; il giorno 9, sull'aeroporto di Miramare di Rimini si concentravano 10 pattuglie di sabotatori dell'Aeronautica ed altre 4 appartenenti alla 111° e 101° compagnia paracadutisti del 10° Reggimento Arditi dell'Esercito: era stata ideata e ordinata una massiccia operazione congiunta di sabotaggio da effettuarsi contro gli aeroporti alleati del Nord Africa, dove era più fitta la concentrazione di velivoli angloamericani. L'operazione, alla cui direzione era preposto il generale di divisione aerea Cappa, assegnava alle 10 pattuglie dell'ADRA i seguenti obiettivi:
Purtroppo però le pattuglie Carraretto e Degli Effetti non riuscivano a decollare per la distruzione degli apparecchi SM82 trasportatori avvenuta sull'aeroporto di Gerbini durante un'incursione nemica. Quasi tutti gli altri aerei, regolarmente decollati, si erano però allontanati di parecchio dalla rotta prestabilita, per cui i lanci erano stati effettuati in zone molto distanti da quelle prescelte; inoltre un violento vento aveva reso estremamente difficile l’atterraggio degli uomini, molti infatti erano stati i contusi, ed aveva determinato, unitamente ad una procedura di sgancio approssimata, un'ampia dispersione di gran parte degli aerorifornitori. Lancio addestrativo di ADRA La pattuglia Baccaro, atterrata a circa 40 km dalla zona prestabilita insieme alla pattuglia del 10° Arditi, veniva catturata il giorno successivo. La pattuglia Marvulli finiva anch'essa fuori zona e, circondata, veniva catturata dopo un conflitto a fuoco. La pattuglia Confetto toccava il suolo a circa 70 km dal punto prestabilito e anch’essa veniva catturata dopo uno scontro a fuoco. Le pattuglie Pennacchiotti e Stramaccioni non riuscivano anch'esse a raggiungere l'obiettivo riuscendo ad eludere la cattura per cinque giorni. La pattuglia di Di Giusto veniva invece neutralizzata al momento stesso dell'impatto al suolo. Le pattuglie Comis e Balmas, erano le uniche ad aver effettuato un atterraggio in prossimità dell'obiettivo, guastato però da una serie di infortuni e dalla dispersione degli aerorifornitori. Condussero una condotta elusiva per un paio di giorni ma, prive di acqua, erano costrette ad una serie di scontri a fuoco ravvicinati ed alla resa. Ma due arditi, il 1° aviere Vito Procida e l'aviere Francesco Cargnel, inviati in perlustrazione erano riusciti a sottrarsi alla cattura. Intuita la resa dei commilitoni, decisero di avviarsi verso gli obiettivi assegnati. Dopo 3 notti e 2 giorni di marcia per evitare la sorveglianza nemica e gli arabi, particolarmente stimolati dalle ricompense promesse dagli Inglesi, raggiungevano il punto stabilito per l’inizio dell’azione. L'ingestione di compresse di simpamina sopperì alla stanchezza fisica e alla sete che attanagliavano gli arditi e consentì il mantenimento della concentrazione necessaria per osservare l'area dell'obiettivo e le ronde di vigilanza. L'aeroporto era a circa 7 km dal punto di osservazione ed era sovraffollato di quadrimotori americani a pieno carico di bombe. Il 18 giugno 1943, sopraggiunta l'oscurità e verificate le armi individuali e le 10 cariche di ciascuno in dotazione, iniziarono l‘azione: alla mezzanotte erano sotto la rete di recinzione. Apertisi un varco con le cesoie, si portarono a ridosso degli aerei, talmente numerosi da essere allineati ala contro ala e innescarono tutte le cariche a disposizione. L’azione portò alla distruzione di circa 25 quadrimotori con relativo carico bellico e all’uccisione di una quarantina di membri degli equipaggi di volo, alloggiati nelle tende, oltre numerosissimi feriti. I due avieri, dopo essere riusciti a rifocillarsi ed a dissetarsi grazie allo spontaneo aiuto di un pastore arabo, ex soldato delle nostre truppe coloniali, ripresero la marcia verso la zona dove era stato previsto un tentativo di recupero a mezzo aereo. Traditi da un altro arabo, vennero catturati dagli Inglesi.
Per recuperare le pattuglie partite da Iràklion, era stato stabilito che dieci giorni dopo il lancio un aereo si sarebbe portato sul campo di fortuna di Aisilian e lo avrebbe sorvolato in attesa di scorgere eventuali segnalazioni. Se questo appuntamento fosse invece andato a vuoto, un altro aereo avrebbe ripetuto tre giorni dopo la missione, atterrando questa volta in una località desertica situata a Sud di El-Carruba. Il 23 Giugno quindi, un SM 75 avente a bordo, oltre all'equipaggio, il tenente colonnello Klinger quale comandante la spedizione di recupero, un capitano del genio aeronautico quale direttore tecnico, un capitano e tre arditi paracadutisti dell'ADRA, decollava da Iràklion, raggiungeva il campo di Aisilian, lo sorvolava a lungo ma poi, non avendo scorto alcun segnale, tornava indietro. Il 26 Giugno, un secondo SM-75 partiva da Iràklion per El-Carruba. Una volta giunti sulla zona convenuta, decisero di atterrare. L'atterraggio riuscì bene, ed i militari presero terra per posizionarsi a difesa. La giornata in territorio nemico fu lunga e più volte furono sorvolati ma non identificati da aerei nemici. Dopo l'imbrunire e un ultimo passaggio sul campo, l’aereo rientrò a Creta.
Molti fatti occorsi prima, durante e dopo l’azione lasciano sconcertati e lo spazio a dubbi circa gli eventi che caratterizzarono questo fatto d’arme. Mi limito a riportarne alcuni senza aggiungere commenti alcuni. I componenti delle pattuglie non avevano la necessaria conoscenza degli obiettivi prescelti per il sabotaggio, né avevano potuto condurre uno studio approfondito delle carte topografiche che, per un criterio di sicurezza, erano state rese disponibili solo il giorno prima dell'azione. Durante i giorni di permanenza a Rimini, anziché rimanere in stretto isolamento, al personale ADRA venne concessa la libera uscita, con incontri e contatti troppo disinvolti con giovani donne nei locali della cittadina. Tale aspetto va raffrontato con quanto dichiarato da alcuni arditi al rientro dalla prigionia, e cioè di aver riconosciuto in taluni degli ufficiali inglesi che li interrogavano alcuni degli accompagnatori delle molto disponibili ragazze di Rimini. Gruppo ADRA in posa davanti all'aereo trasportatore Elementi dell'ADRA riferirono che gli ufficiali inglesi addetti agli interrogatori conoscevano benissimo i nominativi di tutti i comandanti di pattuglia. "Come mai Carraretto non è con voi?", si era sentito chiedere uno del componenti. Alcuni arditi al momento del controllo in volo dell'equipaggiamento e delle buffetterie indossati, avevano trovato le borracce completamente svuotate dell'acqua di cui loro stessi le avevano riempite prima della partenza, e che avevano ben rinchiuse. Anche alcune di quelle sistemate nei contenitori aviolanciati risultavano vuote. Da lràklion, nello stesso SM82 che trasportava la pattuglia Baccaro, viaggiavano anche il Maggiore dell'Aeronautica Marco Beltramo ed un radiotelegrafista con relativo apparato. Quest'ultimo membro si sarebbe assunto autonomamente il compito di occultarsi dopo il lancio e di trasmettere poi l'esito delle azioni delle pattuglie partite da Iràklion. I due venivano catturati fra i primi, appena a terra. Pochi giorni prima della partenza erano state distribuite agli ADRA scarpe nuove, come tali ben dure e rigide, che causarono, soprattutto a Procida e Cargnel, fastidiosissime vesciche ai piedi. Infine, al riguardo della distruzione al suolo degli SM82 trasportatori avvenuta sull’aeroporto di Gerbini, può sembrare molto singolare come, all'improvviso e proprio quel giorno, fosse stata decisa un'azione di bombardamento su quella che, in realtà, era soltanto una pista e per giunta abbandonata da tempo.
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